La “longa manus” della Ndrangheta Vda sul Comune di Saint-Pierre
Dal piccolo comune di Saint-Pierre a quello di Aosta, con l’obiettivo ultimo di arrivare a piazza Deffeyes, la vera sala dei bottoni.
Nelle 920 pagine dell’ordinanza di applicazione della misura di custodia cautelare per i 17 indagati nell’operazione Geenna sono lunghi e articolati i passaggi in cui il Gip Silvia Salvadori racconta il controllo del territorio esercitato dalla compagine ndranghetista insediatasi in Valle d’Aosta “attraverso l’inserimento e la partecipazione alla politica locale mediante condotte finalizzate a procacciare voti per determinati candidati a varie elezioni amministrative” in un’ottica di “restituzione di vantaggi diretti e indiretti nel settore dell’aggiudicazione di concessione e appalti pubblici”.
La figura dell’Assessore alle Finanze di Saint-Pierre, Monica Carcea, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa, è significativa del quadro ricostruito.
Alla donna vengono contestate dagli inquirenti “più condotte concrete e specifiche, poste in essere nella consapevolezza di agevolare il sodalizio, che si sono effettivamente tradotte in un apporto causale idoneo al rafforzamento dell’associazione non solo ex ante, ma anche in concreto, per un significativo lasso di tempo.”
Dall’elezione al posto di Assessore
Carcea, candidata alle elezioni comunali del 2015 nel “Gruppo indipendente”, soggetto politico alleato all’Union Valdotaine e Stella Alpina e successivamente nominata Assessore alla Programmazione, Finanze e Patrimonio, secondo il magistrato ha “certamente fruito dei voti dell’associazione criminale”.
Gli inquirenti registrano un mese prima delle elezioni una conversazione fra Antonio Raso e Giuseppe Lazzaro, coniuge di Carcea, che risulta non indagato. Il primo chiede conferma al secondo in quale lista si sia candidata la moglie (”perché siccome … se vi cercano, almeno..’;”) “così attestando che il motivo della richiesta è finalizzato a canalizzare il proprio elettorato nella direzione della Carcea”.
A elezione avvenuta la “locale” si muove per assicurare alla donna un posto in Giunta.
E’ Marco Fabrizio Di Donato, presunto capo della “locale”, secondo quanto da lui stesso dichiarato durante una conversazione intercettata, ad aver contattato Augusto Rollandin, all’epoca Presidente della Regione chiedendogli un appoggio per un incarico rilevante. Durante l’incontro Rollandin “avrebbe chiamato subito il Sindaco davanti a loro al fine di detta nomina”. Non solo, in quell’occasione, “era emerso che il Presidente conosce la famiglia Lazzaro di Saint Pierre, tanto da sapere che alle ultime elezioni comunali non tutti i membri di tale famiglia avevano votato per la Carcea, avendo alcuni preferito” l’altra candidata sindaca Alessia Favre.
Il nome dell’ex Presidente di Uvp viene fuori nelle carte in un’altra occasione. Nel marzo 2015 il consigliere di Uvp “Nogara Alessandro si era recato da Raso Antonio a chiedere voti per la candidata Favre Alessia (candidata dell’Union valdotaine progressiste e attuale consigliere del Comune di Saint-Pierre). La richiesta però non era andata a buon fine, come ricostruito da un’intercettazione a Di Donato Marco Fabrizio: “lui è venuto per chiedermi se … se gli potevamo dare una mano alla Favre , ma io non sapevo nemmeno che era in lista Monica….quando poi che ho sentito…guarda che Monica….ho chiamato a …Nocara e glie l’ho detto …Alessandro guarda con tutto che te se una brava persona, tu personalmente, però Monica è la moglie di un mio amico devo aiutarla”.
Do ut Des
Dopo la nomina di Carcea a Assessore “i due maggiori promotori del sostegno elettorale a suo favore (ossia Raso e Di Donato Marco Fabrizio) continuano e la donna si rivolge ai due “affinché facciano “pressione” nei confronti di Alessandro Fontanelle (Assessore all’Istruzione, Cultura e Sport del Comune di Saint Pierre) che le stava creando delle difficoltà”. Marco Di Donato incarica allora Antonio Raso di contattare Gianni Mongerod, responsabile dei servizi di videosorveglianza e sicurezza della Regione autonoma della Valle d’Aosta e cugino di Fontanelle. Della questione viene informato anche il consigliere comunale di Aosta, Nicola Prettico a cui viene segnalato il messaggio inviato da Raso a Mongerod: “perchè l’ho mandata io un’ambasciata a Mongerod questa mattina. Gli ho detto di dirgli a suo cugino di vedere come si comporta con Monica. Se no vado su e li prendo a calci nel culo”.
Per “sdebitarsi” con Antonio Raso e Marco Fabrizio Di Donato, Carcea, secondo gli inquirenti “si attiva al fine di far prorogare l’affidamento diretto del servizio di trasporto scolastico mediante taxi-bus scadente il 30.06.2016, alla ditta “Passengers Transports di Addario S. & C.” di proprietà di Salvatore Addario (che risulta non indagato), cugino di Antonio Raso, con esito positivo, tanto che la ditta in questione riusciva ad ottenere la proroga sino al mese di dicembre 2016.”
L’ordinanza spiega come “non è dimostrato che la Carcea si sia spinta al punto da avanzare dirette richieste in nome e per conto di Addario ai fini della proroga da lui ottenuta, è indubbio che a questo riguardo la prevenuta abbia allertato i sodali dei rischi a cui stava andando incontro Addario”. In particolare ha informato Raso Antonio e Di Donato Marco Fabrizio “in merito all’intenzione di altri due Assessori di non rinnovare più il contratto di trasporto scolastico affidato in regime di concessione diretta alla ditta di Addario”, Presidente di Cna Valle d’Aosta.
Carcea, secondo gli inquirenti ha poi “acconsentito ad un appuntamento con quest’ultimo nonostante l’aperto conflitto di interessi e che, in effetti, abbia cercato di interferire con modalità che devono ancora essere accertate, tanto da ricevere le rimostranze di altri assessori (“…i tuoi tentacoli si stanno troppo allungando’} e suscitando le preoccupazioni degli associati sul disvelamento del loro collegamento (“perché poi fanno due più due e la rovinano…”). “
Fatti che secondo gli inquirenti dimostrano che “non si è in presenza di mere promesse di favori, ma di un vero patto in cambio del sostegno elettorale, nel momento stesso in cui la Carcea chiede soccorso a Raso su come comportarsi all’interno dell’amministrazione (“e non so come comportarmi..’) in vista di decisioni per le quali, evidentemente, sin dalla sua elezione, sapeva di potere fare affidamento sull’esponente della cosca nei momenti di difficoltà”
Per contro “le ripetute richieste di intervento ai sodali da parte sempre della Carcea e le conseguenti ambasciate da parte del sodalizio a suo favore (indirizzate a Fontanelle, ma pure ad altri esponenti della politica di cui si chiede l’intercessione, come Rollandin o Ego Perron, sollecitato tramite Mongerod a convocare il Sindaco di Saint Pierre per risolvere i problemi della Carcea con gli altri assessori) rappresentano ulteriori situazioni propedeutiche ed emblematiche del dovere lasciare “lavorare” senza ostacoli la Carcea, evidentemente sulla scorta dell’impegno da costei assunto di operare in vista dell’interesse della consorteria”.
Secondo il Gip di Torino Silvia Salvadori: “Non vi è spiegazione alternativa, invero, che giustifichi la “protezione” accordata (pure di tale livello, persino tramite il Presidente della Regione) e più volte pretesa dall’indagata che, del resto, si dimostra finanche ben in grado di distinguere il livello necessario di intervento, nella scala gerarchica del sodalizio, rispetto alla problematica di volta in volta affrontata, a dimostrazione della sua piena conoscenza delle dinamiche interne al gruppo dei suoi contraenti (“Sono andata da lui – cfr. Raso – perché non volevo disturbare Marco”).