La “lunga estate calda” della giustizia in Valle: udienza preliminare sul Casinò il 31 luglio

21 Giugno 2018

La giustizia si ferma durante la stagione estiva? Non del tutto, almeno in Valle. Il gup Paolo De Paola ha fissato l’udienza preliminare sui finanziamenti regionali al Casinò per il prossimo 31 luglio. Gli imputati sono otto. Sette sono accusati di concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e cinque anche di falso in bilancio. Si tratta dell’ex presidente della Regione Augusto Rollandin, dell’assessore regionale alle opere pubbliche Mauro Baccega, del già assessore alle finanze Ego Perron, degli amministratori unici della casa da gioco nel periodo 2012-2015 (cui si riferiscono le contestazioni) Luca Frigerio e Lorenzo Sommo, nonché dei componenti del Collegio sindacale Fabrizio Brunello, Jean-Paul Zanini e Laura Filetti (per quest’ultima, l’imputazione è solo il falso in bilancio). La società “Casinò de la Vallée” è, inoltre, chiamata in causa quale ente responsabile dell’illecito amministrativo dipendente dai reati commessi dai suoi amministratori dell’epoca.

L’origine dell’inchiesta

Nelle sette pagine della richiesta di rinvio a giudizio, il pm titolare del fascicolo, Eugenia Menichetti, svela come “elementi indiziari” su “una ipotesi di truffa perpetrata ai danni della Regione Autonoma Valle d’Aosta da parte del management della casa da gioco, di concerto con alcuni esponenti della politica valdostana, rivestenti diverse cariche nell’amministrazione regionale” abbiano preso forma “nell’ambito delle indagini relative ad una presunta attività di riciclaggio di denaro presso” il Casinò.

In particolare, negli anni scandagliati dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, l’Assessore regionale al bilancio (ruolo rivestito, nell’arco temporale in questione, da Perron, Baccega e Rollandin “ad interim”), nonché il Presidente della Giunta (Rollandin, appunto), “pur consapevoli della disastrosa situazione economico-finanziaria” della “Casinò de la Vallée” (partecipata dalla Regione al 99,96%), avrebbero “favorito l’erogazione di ingenti finanziamenti” a beneficio della società, “con conseguente danno economico-patrimoniale per l’ente pubblico”. In parole povere, a scapito dei valdostani.

Le erogazioni nell’occhio del ciclone

Si tratta delle quattro delibere adottate, da Consiglio Valle e Giunta, a luglio 2012, settembre 2013, ottobre 2014 e dicembre 2015, per un totale appena inferiore ai 140 milioni di euro. Erogazioni avvenute “in un panorama nazionale orientato in senso diametralmente opposto”, malgrado fosse "inequivoca la gestione non profittevole della casa da gioco" e, ripercorre il pm, giustificate, “di volta in volta, dalla necessità di sostenere il piano di sviluppo della casa da gioco e del complesso alberghiero, ovvero i maggiori oneri, ovvero di dare comunque aiuto economico ad una società qualificata come di ‘interesse pubblico’, tanto da essere definita, in una occasione, ‘volano dell’economia regionale’”.

Il convincimento dell'ente pubblico era di dare ossigeno ad un’azienda che “attraversava un momento di difficoltà, pur vantando attendibili prospettive di ripresa”. La bontà di tale convinzione viene ricavata dalla Procura anche dalla riduzione, operata dalla Giunta attraverso interventi successivi, dei tassi d’interesse dei primi due finanziamenti, portati dal 6% al 3,28% e, quindi, all’1%”. Una diminuzione che il sostituto del procuratore capo Paolo Fortuna definisce, peraltro, “ingiustificata” e “realizzata in spregio a qualsiasi logica economica e di buon andamento dell’azione amministrativa e contabile”.

L’intento di “dare ossigeno” alla casa da gioco, nell’impianto accusatorio, sarebbe però stato uno scenario indotto dalla “falsa rappresentazione delle condizioni economico-finanziarie del Casinò da parte degli organi societari, in primis, nonché da parte dell’assessore al bilancio” con delega alla casa da gioco in carica, “in accordo con il Presidente della Regione, Augusto Rollandin”. Quest’ultimo, scrive il pm, è emerso, dall’attività investigativa, “quale figura di indiscusso rilievo nelle decisioni concernenti la casa da gioco, nonché profondo conoscitore della reale condizione della stessa”.

Le accuse

Dalle indagini svolte, la Procura conclude per la “totale inattendibilità dei piani di sviluppo presentati dal Casinò e utilizzati per ottenere i finanziamenti regionali”. Una programmazione, nella ricostruzione degli inquirenti, imperniata su dati “frutto di una operazione di ‘maquillage’ dei bilanci di esercizio della società sin dall’anno 2012”. Quei documenti contabili sarebbero stati “volutamente e consapevolmente falsificati dall’amministratore (unico, ndr.) ed approvati dal Collegio sindacale, attraverso la postazione di crediti per imposte anticipate”.

Parliamo di un meccanismo contabile che “consente di migliorare il risultato di esercizio dell’impresa” e che “può essere legittimamente utilizzato in presenza di specifiche condizioni”. Queste, nella tesi d'accusa, per il Casinò erano tuttavia “completamente assenti”. Le perdite di esercizio, nel caso di Saint-Vincent, “erano sostanzialmente strutturali e non sussisteva, non solo, la ragionevole certezza”, ma nemmeno “la preconizzabile probabilità del loro recupero”.

Il ricorso all’utilizzo di imposte anticipate è avvenuto per quattro esercizi, “nonostante, ad ogni nuovo bilancio, i risultati di gestione avessero disatteso le proiezioni”. “La falsità così creata è aumentata, dunque, in misura esponenziale da un esercizio all’altro, – mette nero su bianco il pm – atteso che all’erroneo stanziamento delle imposte anticipate si accompagnava il mancato riassorbimento di quelle già utilizzate negli esercizi precedenti”. Per l’accusa, si sarebbe arrivati all’occultamento di quasi 24 milioni di perdite di esercizio (18,5 dichiarati, contro i 42,5 reali).

Sintomatico, per la Procura, è che non appena gli organi d’informazione hanno riportato le prime notizie sull’interessamento della Corte dei conti alle “questioni relative al Casinò” (un giudizio contabile è aperto nei confronti di ventuno amministratori regionali in carica ed ex, e di un dirigente, sui 140 milioni di finanziamenti erogati), nel bilancio 2016 “oltre a non essere state stanziate imposte anticipate maturate nell’esercizio”, sono state annullate quelle iscritte in precedenza, "determinando così la grave perdita” di 46 milioni e 590mila euro.

Le conclusioni del pm

Nella tesi del pubblico ministero, della “reale situazione economica” ben sapevano “gli assessori con delega al Casinò”, chiamati ad “approfondire ed istruire un dossier relativo alla casa da gioco” e a “rappresentare in aula consiliare la necessità o meno, ovvero l’opportunità dei finanziamenti”. Approfondimenti svolti “congiuntamente al Presidente della Regione, partecipe a diversi incontri con i vertici della società ed al quale costantemente riferivano in merito”.

Al riguardo vengono citate le dichiarazioni rese al pm dagli “esponenti politici che hanno preso parte alle sedute della Giunta e del Consiglio concernenti l’erogazione dei finanziamenti (in particolare, sono stati sentiti i consiglieri della legislatura 2013-2018 Chatrian, Cognetta, Ferrero, Fosson, Marguerettaz, Rini e Marco Viérin, ndr.), i quali hanno tutti confermato di essere stati convinti circa la bontà degli investimenti da parte dell’assessore al bilancio con delega al casinò in carica (oltre che dal Presidente della Regione)”. Insomma, secondo il sostituto Menichetti, da parte di chi sedeva (e alcuni ancora siedono) nelle istituzioni valdostane non si è trattato di gioco delle parti nell’agone consiliare, ma di qualcos’altro, attuato con il concorso dei vertici di una partecipata di prim'ordine. Qualcosa sufficiente a chiedere un processo.

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