“La miglior spesa pubblica non è quella che non si fa”: parola della Corte dei Conti

01 Marzo 2021

“Cosa si può e si deve fare?”. La domanda se l’è posta il Procuratore regionale della Corte dei Conti, Massimiliano Atelli, nella relazione in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario contabile, rispetto agli “impatti e le conseguenze” della pandemia. Le premesse dell’interrogativo sono quelle fotografate dall’analisi di Bankitalia, che per il 2020 valdostano mettono in evidenza “una forte contrazione dell’occupazione, superiore alla media nazionale, e un crollo del turismo”, dovuto “essenzialmente allo stop, prima, e alla non ripartenza, poi, degli impianti di risalita, e all’ampio indotto che vi ruota intorno”.

La Procura: serve il coraggio di spendere bene

La risposta è, per il magistrato contabile: “Mettere a valore quel miliardo e mezzo circa di euro di cui consta il bilancio regionale valdostano, spostandone significativamente l’asse, dalla spesa corrente agli investimenti”. Una ricetta “certo antica”, ma che agli occhi di Atelli resta “la migliore per sviluppare un’idea di futuro, indicando così una rotta alla comunità stanziata sul territorio”. “Rimettere al centro dell’agenda politica il tema degli investimenti – si legge nella relazione – significa, nei fatti, riaffermare la centralità alla decisione di bilancio, ad ogni livello di governo”.

“Decisione di bilancio”, secondo il Procuratore regionale, implica “scegliere fra più soluzioni possibili fra loro alternative”. E se “scegliere è difficile”, sovente “impopolare (perché sempre qualcuno ne resta scontento)”, non “scegliere è peggio”. A tal proposito, “va ribadito, ancora una volta, che la miglior spesa pubblica non è quella che non si fa”. Una precisazione che Atelli compie perché “non dobbiamo avere paura di spendere, ma dobbiamo tirar fuori la capacità e il coraggio di spendere bene” e “facendo guidare le relative scelte pubbliche dai migliori paradigmi: buon senso, misura e prudenza”.

Le analisi della Sezione di controllo

La “fotografia” della situazione economica pre-pandemia è, invece, al centro della relazione della Sezione di controllo per la Valle d’Aosta della Corte, presieduta da Piergiorgio Della Ventura. Il dato centrale, dicendo delle analisi svolte sulla documentazione 2018, è costituito dal bilancio consolidato della Regione (che comprende, cioè, le principali società partecipate, come Finaosta, CVA, Inva, Structure ed altre), che “presenta uno stato patrimoniale che pareggia ad euro 5,4 miliardi e un conto economico che chiude con una perdita di euro 8,3 milioni”.

Un risultato “determinato in buona misura” dalle vicende che impegnano la madre di tutte le partecipate, la Casinò de la Vallée Spa. Se non fa parte del bilancio consolidato (essendone esclusa, visto che ha richiesto l’accesso alla procedura concordataria), la Casa da gioco “condiziona però i conti della Regione”. Nel dettaglio, lo fa “sotto un duplice profilo”, vale a dire “quello della svalutazione della partecipazione Casinò (euro -32,5 milioni)” e della “svalutazione del credito della Regione verso Finaosta” (per 44 milioni di euro del fondo di “gestione speciale”).

La Casinò de la Vallée SpA, annota la Sezione di controllo, “non è però l’unica partecipata ad influire negativamente sulle poste finanziarie del bilancio della Regione”. A tal proposito, vengono ricordate “la costante perdita di Struttura Valle d’Aosta s.r.l., che nel 2018 è pari a euro 891.725,00” e quella, per 5,6 milioni di euro, di Aosta Factor SpA. Quest’ultima è “conseguente al deterioramento di crediti per euro 12,3 milioni, riconducibili al dissesto finanziario di importanti clienti del comparto costruzioni”. Una situazione che “ha portato in perdita di euro -2,5 milioni anche il bilancio consolidato del Gruppo Finaosta s.p.a.”. E la pandemia doveva ancora arrivare.

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