La Procura chiede, per due diverse inchieste, il processo per l’ex Presidente Rollandin

02 Agosto 2018

Una nuova tegola giudiziaria si abbatte sull'ex Presidente della Regione, Augusto Rollandin. La procura di Aosta ne ha chiesto il rinvio a giudizio in due diversi procedimenti penali. Ad apprendere la notizia è l'Ansa.

Da una parte l'inchiesta  in cui erano finiti ai “domiciliari” (poi revocati alla vigilia di Natale 2017) l’imprenditore Gerardo Cuomo e il già manager Finaosta Gabriele Accornero, a cui la Procura contesta assieme all’ex Presidente della Regione, l’associazione a delinquere, finalizzata alla corruzione continuata per plurimi atti contrari ai doveri d'ufficio.

L'altra inchiesta riguarda i compensi spettanti al Presidente di Finaosta e le modalità che hanno condotto alla scelta dello stesso.  Oltre a Rollandin sono indagati il già assessore alle finanze Ego Perron e il presidente di Finaosta Massimo Lévêque.

Il reato contestato ai tre dal pm Luca Ceccanti e dal procuratore Paolo Fortuna è la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. La tesi degli inquirenti è che i due amministratori regionali avrebbero rassicurato il professionista sia sulla sua futura nomina (avvenuta il 7 agosto 2015, da parte della Giunta Rollandin), sia sull’entità degli emolumenti che gli sarebbero stati riconosciuti. In particolare, gli ex Presidente ed Assessore si sarebbero spesi nell’assicurare che i 31.500 euro lordi annui previsti dall’avviso pubblico avrebbero visto un aumento fino a 100.000 euro.

Per l'inchiesta "corruzione" in primo piano c'è invece il trasferimento del “Caseificio valdostano” nei locali di Pollein, di proprietà della partecipata regionale “Autoporto SpA”. E’ quella vicenda che, per gli inquirenti, concretizza la corruzione continuata per plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio, da cui deriva l’accusa di associazione a delinquere nei confronti dell’ex presidente della Regione, Augusto Rollandin, del titolare della società alimentare Gerardo Cuomo e dell’allora manager Finaosta e consigliere delegato del Forte di Bard Gabriele Accornero.

Coordinati dal pm Luca Ceccanti e dal procuratore capo Paolo Fortuna, i militari dell’Arma hanno scavato la “trattativa” che ha condotto alla risoluzione del contratto d’affitto con Deval, che occupava i locali, nonché alla stipula di quello con l’azienda di Cuomo, con caratteristiche (di tempi e condizioni) decisamente favorevoli per il conduttore. Da quanto emerso ha preso forma la contestazione mossa a Rollandin, allora Capo dell’Esecutivo regionale (ed in quanto tale anche investito di funzioni prefettizie), di plurimi interventi, nell’arco di tre anni, sugli amministratori di diverse società partecipate regionali, affinché l’operazione andasse in porto.

Gli inquirenti ritengono che l’allora Presidente della Regione fosse, di fatto, un “sodale” dell’imprenditore alimentare e che abbia esercitato sulle società controllate interessate (oltre alle già citate “Deval” e “Autoporto”, anche “Structure”, competente in materia del patrimonio immobiliare pubblico, riconducibile alla Regione), in una logica di totale strumentalizzazione del suo ufficio, delle vere e proprie pressioni, definite forti, reiterate e capillari. In un primo tempo, avrebbero riguardato l’assegnazione al Caseificio dei locali già sede dell’azienda elettrica e, una volta arrivati a ciò, la definizione del contratto del nuovo inquilino secondo canoni vantaggiosi per il locatario.

I locali sarebbero stati considerati altamente strategici da Cuomo, in vista dello sviluppo della sua attività. In questa attività continuata, l’ex Capo del governo regionale sarebbe stato “supportato” da Accornero, che avrebbe anche avuto funzione di “trait d’union” tra il politico e l’imprenditore alimentare. In “compenso”, secondo gli inquirenti, Cuomo avrebbe messo a disposizione del già Presidente il Caseificio a fini elettorali. 

Gli altri filoni dell’inchiesta coinvolgono, assieme a Rollandin, Cuomo e Accornero, altre quattro figure. Si tratta del libero professionista Simone D’Anello (31 anni, Aosta), dell’artigiano edile Salvatore D’Anello (45, Aosta), dell’imprenditore Davide Bochet (50, Saint-Pierre), e dell’artigiano Francesco Maruca (43, Saint-Christophe). Nei loro confronti, gli inquirenti ipotizzano, a vario titolo, i reati di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, concorso in corruzione continuata per plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio e peculato. 

Gli episodi attorno ai quali si sviluppano queste accuse sono l’assegnazione al “Caseificio valdostano” delle forniture per il trail 4K da parte del Forte di Bard, nonché l’assegnazione dei lavori per il rifacimento del sistema idraulico dell’“Opera Ferdinando” e della scala che, nella fortezza, conduce al Museo delle Alpi. 

L'udienza preliminare, davanti al Gup Paolo De Paola, per l'inchiesta sulla corruzione è fissata per il 19 dicembre prossimo, quella sugli emolumenti del presidente di Finaosta il giorno seguente. 
 

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