La Procura di Milano “all’attacco” nell’udienza sul caso Longarini

13 Dicembre 2018

Quando il procedimento dinanzi al Gup di Milano Guido Salvini, nei confronti dell’ex procuratore capo facente funzione di Aosta Pasquale Longarini, dell’albergatore Sergio Barathier e dell’imprenditore alimentare Gerardo Cuomo, sembrava avviato alle ultime battute, si registra un allungamento dei tempi, per effetto di una scelta del Gup e di un “affondo” della Procura meneghina. L’udienza di oggi, giovedì 13 dicembre, è stata infatti caratterizzata da un’audizione testimoniale e da un’istanza del pubblico ministero Giovanni Polizzi, che contesta ai tre l’induzione indebita a dare o promettere utilità.

Nelle scorse settimane, il Giudice per l’Udienza Preliminare aveva citato quale testimone (facoltà di cui dispone, malgrado i difensori di Longarini abbiano scelto il rito abbreviato, condizionato all’esame del loro assistito, avvenuto lo scorso 26 ottobre) l’avvocato Roberto Craveia del foro di Milano. Il legale, comparso in aula stamane, aveva co-difeso Barathier in un processo per reati tributari, chiusosi nel luglio 2017 con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” dell’albergatore e della moglie Wilma Ferrero.

Secondo la Procura di Milano, mentre indagava su quei fatti, Longarini (oggi in servizio al Tribunale di Imperia) avrebbe “sollecitato” il comproprietario dell’Hotel “Royal e Golf” di Courmayeur a cambiare il fornitore alimentare dell’albergo. Una condotta addebitata al magistrato nell’ottica di favorire l’imprenditore “amico” Cuomo, garantendogli una fornitura annua da 70-100mila euro annui. Craveia ha risposto a tutte le domande, legate appunto a quei procedimenti di natura fiscale.

Dopo l’audizione del testimone, il pm Polizzi ha chiesto l’acquisizione, al fascicolo processuale, di atti relativi all’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Torino riguardante, tra l’altro, Giuseppe Nirta, ucciso in Spagna (in un omicidio ancora oggi senza soluzione) nel giugno 2017. La figura del 52enne di San Luca (Reggio Calabria) era comparsa nel filone dell’inchiesta milanese per cui Longarini è imputato per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio.

Nirta, ritenuto titolare di fatto di una ditta spagnola, aveva intrapreso rapporti commerciali con il “Caseificio Valdostano” di Gerardo Cuomo. L’imprenditore campano e il 52enne calabrese si vedevano quando il secondo rientrava in Valle d’Aosta, vale a dire ogni due-tre mesi. Secondo gli inquirenti, saputo – per ragioni legate al suo ufficio – dell’inchiesta torinese, l’ex pm di Aosta avrebbe “avvisato” Cuomo, repentino nell’interrompere, dall’inizio del 2016 (come annotato dai Carabinieri del Gruppo Aosta), ogni rapporto con Nirta.

Sulla richiesta di acquisizione documentale, il cui esito non appare indifferente nell’economia del procedimento (nel rito abbreviato “secco”, richiesto da Barathier e Cuomo, la decisione del giudice si basa sui contenuti del fascicolo, cui si affiancheranno le risposte date oggi dall’avvocato Craveia e, per Longarini, anche quelle che ha fornito durante il suo esame) il Gup si è riservato una decisione. Infine, sono state fissate per l’8 e il 18 febbraio 2019 le prossime udienze.

Nella prima è in programma la discussione delle parti (oltre al pm Polizzi, gli avvocati Anna Chiusano e Claudio Soro per Longarini, Maria Rità Bagalà e Gilberto Lozzi per Cuomo, nonché Fulvio Simoni e Jacques Fosson per Barathier) e nella seconda le eventuali repliche e controrepliche di pm e legali. Quindi, il giudice si ritirerà in Camera di consiglio per sentenziare sul caso che si abbatté come un terremoto, nel gennaio 2016, sulla Procura aostana.

Exit mobile version