La protesta di Danilo Colliard, allevatore in catene davanti all’assessorato alla Sanità
"Ditemi voi se nel 2010 un allevatore deve essere costretto a incatenarsi per chiedere giustizia!". Non è passato inosservato il gesto clamoroso con cui Danilo Colliard, allevatore di Pontboset, ha protestato contro quello che ha definito un vero e proprio accanimento contro la propria azienda e quella del fratello Marco. I Colliard sono al centro di una vicenda giudiziaria che si trascina dal 13 novembre del 2006, e che ha portato all'abbattimento di tutte le capre dell'azienda di Marco e al blocco totale della stalla bovina di Danilo. E così, catena al collo, circondato da cartelli di denuncia e fotografie delle capre del fratello, uccise a fucilate dagli uomini della Forestale, Danilo ha atteso davanti all'ingresso dell'assessorato, in compagnia di Sandro Bortot, ex consigliere regionale, sostenitore della sua causa, finché dal portone non è uscito Albert Lanièce. L'assessore regionale alla Sanità ha promesso che entro l'8 marzo l'Usl effettuerà l'ultima analisi alle bovine, e che dopo di allora, se queste risulteranno negative al gammainterferone, l'azienda potrà riprendere l'attività.
In nome di una maggiore trasparenza, più volte invocata dai due allevatori di Pontboset, il veterinario dell'Usl sarà accompagnato da altri due colleghi. L'impegno assunto è stata ribadito in un comunicato stampa diffuso subito dopo dall'ufficio stampa dell'Assessorato. I toni concilianti manifestati durante il colloquio faccia a faccia sono però parzialmente smentiti dalla nota in questione, che riporta come "in merito alla protesta sul ritardo dell'effettuazione delle prove, l'Assessorato, come segnalato dall'Usl, specifica che per problemi relazionali con l'allevatore non è stato trovato un accordo sulle tempistiche di svolgimento dell'ultima fase dei controlli, che sono quindi slittati".
Danilo Colliard, parzialmente rassicurato dall'incontro, ha commentato: "Vedremo, in passato sono stato preso in giro tante volte. Chiedo solo di potere sbloccare la mia attività". L'allevatore ha riassunto, a beneficio dei giornalisti presenti, un'odissea giudiziaria iniziata nel novembre del 2006, quando una delle sue vacche è risultata positiva al gammainterferone, test diagnostico per la tubercolosi. Questo non significa che fosse realmente malata. "Se facessimo questi test a delle persone a caso, almeno la metà delle analisi darebbe risultato positivo, immaginate se dovessimo abbattere tutta questa gente!". Sia come sia, la vacca è stata uccisa, come prevede il protocollo sanitario. In seguito a questo episodio le capre del fratello sono state sottoposte alle stesse analisi e abbattute tutte, sia quelle risultate positive che quelle risultate negative, complice un'ordinanza del sindaco di Pontboset.
"Ci avevano assicurato per iscritto che senza il nostro consenso non avrebbero fatto uccidere le ultime capre, negative ai test e in ottima salute. Il risultato? Le nostre bestie sono state abbattute dagli uomini del Corpo Forestale. Inoltre abbiamo ricevuto una multa da 56 mila euro per avere spostato una capra uccisa dal campo, dove era stata abbandonata "dal carnaio", ovvero alla mercé dei predatori, fino al mio camion, per portarla a fare delle analisi a nostre spese. Infine, ci sono stati addebitati altri 5 mila euro di spesa per l'abbattimento. Queste multe, più le spese per gli avvocati, più il blocco della stalla, ci hanno portato al tracollo economico". I due allevatori hanno dovuto difendersi in tribunale per non avere ottemperato all'ordinanza del sindaco, e non avere abbattuto spontaneamente le capre. Assolti con formula piena, non hanno potuto però beneficiare dei contributi che la Regione stanzia in questi casi per indennizzare in parte gli allevatori. L'azienda di Marco Colliard non esiste più, le capre sono state abbattute tutte, ma l'attività del fratello può ancora riprendere. Non appena il blocco sarà tolto Danilo potrà tornare a vendere il latte e i suoi prodotti.