L’assassino di Raluca Elena ha portato via il telefono della vittima
Non è uno sprovveduto chi ha strappato alla vita Raluca Elena Serban, la 32enne di origini romene trovata morta ieri mattina, nell’alloggio che occupava da poco meno di un mese ad Aosta. Non solo ha portato con sé l’arma usata per infliggere il profondo taglio alla gola notato sul corpo della ragazza, ma ha asportato anche il suo telefono cellulare, precludendo così agli inquirenti di ricostruire gli ultimi contatti della vittima.
E’ su questo aspetto che si concentrano le indagini degli inquirenti, all’indomani dell’omicidio venuto a galla ieri, domenica 18 aprile, in un condominio di viale dei Partigiani. Non disponendo del dispositivo che poteva fornire indicazioni basilari, gli investigatori della Squadra Mobile della Questura – coordinati dal pm Luca Ceccanti, più volte ieri sul luogo del delitto con il procuratore capo Paolo Fortuna – per leggere a ritroso le ultime ore di vita della giovane hanno virato su altre opzioni tecniche, a partire dalle immagini della videosorveglianza.
Riconducendo la morte, attraverso il primo riscontro medico-legale, ad un arco temporale tra il pomeriggio e la serata di sabato 17 aprile, ha preso il via il lavoro certosino di analisi delle riprese, che consiste sostanzialmente nell’“isolare dai fotogrammi” (nel condominio ci sono telecamere sulla porta e nella scala, mentre le vie circostanti sono servite anche da impianti pubblici) qualsiasi presenza senza un’apparente giustificazione per comparirvi, per poi approfondirla.
Opera tutt’altro che semplice, non solo per le numerose persone potenzialmente inquadrate, ma anche considerando che le mascherine indossate da buona parte della popolazione in questo periodo pandemico celano buona parte del viso e che l’eventuale aggiunta di un berretto o di un cappuccio rende irriconoscibile praticamente chiunque. Un’opera cui si affiancano le dichiarazioni di Aleksandra, sorella di Raluca Elena che vive a Lucca, in Toscana, assieme alla mamma Mariana. La stessa città in cui la vittima risulta ancora residente.
I detectives diretti dal commissario capo Francesco Filograno l’hanno ascoltata ieri. Le due sorelle erano use sentirsi frequentemente, durante la giornata, soprattutto con app di messaggistica e, sin dalla prima assenza di risposta, quella lontana dalla Valle si è preoccupata. Un timore che, con il passar delle ore senza contatti, è cresciuto portandola a salire in auto e raggiungere Aosta.
Non conosceva il numero civico dell’abitazione, men che meno i vicini (peraltro, uno di loro ieri ha raccontato “la vedevo sempre da sola, di sfuggita, non ci salutavamo neanche”). E’ riuscita ad entrare nella scala, ma non ricevendo risposta alla porta (chiusa senza mandata, segno che chi è uscito per ultimo se l’è tirata dietro) non ha potuto fare altro che rivolgersi ai Vigili del fuoco, che entrati da una finestra dell’alloggio al primo piano hanno fatto emergere il dramma.
L’interruzione di consuetudini familiari è sicuramente allarmante per un parente stretto, ma è difficile non pensare che gli inquirenti abbiano approfondito anche il perché di una paura tanto repentina, tale da spingerla a percorrere oltre 400 km nella notte per sincerarsi delle condizioni di Raluca Elena. Era consapevole di un motivo, legato alla sua vita o alle sue frequentazioni, per cui potesse esserle successo qualcosa?
Tra gli inquirenti, le bocche restano cucite, ma al puzzle a loro disposizione si aggiungono i pezzi ricavati dal lungo sopralluogo (era ancora in corso in serata) compiuto dalla polizia scientifica (oltre agli uomini del Gabinetto della Questura è giunta anche una squadra da Torino), durante il quale sono stati prelevati numerosi reperti. La casa presentava del disordine, ma non segni di una colluttazione, né di effrazione, e tracce ematiche, però meno evidenti di quanto una lesione di quel tipo lascerebbe presupporre.
Chi ha ucciso Raluca Elena ha avuto cura, oltre a portare via ciò che poteva farlo riconoscere, di “ripulire” almeno in parte la scena del delitto, per confondere ulteriormente le acque? E’ uno degli elementi in fase di verifica e, in questo senso, altre risposte ritenute significative sono attese dall’autopsia, che non è ancora stata disposta ma è attesa in settimana, con l’obiettivo di cristallizzare definitivamente le cause della morte.
Chi è entrato per ultimo in quell’alloggio, c’era già stato, cercava lei, o qualcosa che sapeva avrebbe potuto trovare nell’abitazione? Appare verosimile che la chiave di lettura della risposta sia (anche) nel capitolo della vicenda su cui sono emersi, al momento, meno dettagli, cioè il motivo per cui una giovane donna, apparentemente senza un’occupazione stabile, si fosse trasferita poco tempo prima in una regione lontana dalla sua. Una risposta che le prossime ore potrebbero continuare a scrivere.