L’ex pilota Melotti indagato a Milano: per il pm, alcune frasi del suo libro su Gex sono diffamanti

27 Febbraio 2018

Cinquantun anni dopo lo schianto sulla collina di Castelnuovo di Ceva del “Pilatus Porter” con il deputato valdostano Corrado Gex ai comandi, la magistratura torna ad occuparsi delle affermazioni di chi – rifiutando le conclusioni della Commissione d’inchiesta dell’epoca, che lo ritenne un incidente, con il pilota tradito dal maltempo – vede in quell’incidente un “giallo”.

La Procura di Milano ha infatti chiuso un’indagine per diffamazione a mezzo stampa nei confronti dell’ex pilota Igino Melotti, storico sostenitore della tesi per cui il parlamentare di Arvier sarebbe stato vittima di un attentato, ordito dai Servizi segreti. Il pm Laura Pedio contesta infatti, nell’avviso inviato al 77enne residente a Morgex, che alcune frasi del suo libro “Corrado Gex fu ucciso” del 2016 costituiscono “affermazioni false, tendenziose e prive di riscontri”, che offendono la reputazione di due figure di cui il volume si occupa, collocandole in ruoli significativi del “complotto” ai danni del deputato.

La prima è l’ex Procuratore della Repubblica di Mondovì, Maurizio Picozzi. Il magistrato, a capo dell’ufficio inquirente dal 2009 al 2013, fu anche titolare dell’indagine relativa all’incidente aereo. Al riguardo, nel libro di Melotti si legge, tra l’altro, che quella Procura “ha totalmente sorvolato” e che “abbia sempre operato in malafede, essendosi prefissata quale unico obiettivo da conseguire il prima possibile l’archiviazione del procedimento, mortificando quindi tutta l’attività d’indagine”.

L’altra figura che il pubblico ministero indica essere stata lesa dal volume dell’ex pilota è Bruno Milanesio, all’epoca dei fatti vicesindaco della città di Aosta, che aveva querelato Melotti, proprio per i contenuti di quel libro. Sin dalla copertina dell’opera, il nome dell’esponente politico viene indicato come “regista” dell’incidente in cui il 25 aprile 1966 perì Gex, assieme ai sei passeggeri che trasportava, di ritorno da Albenga.

Nel mirino del pm Pedio sono finite, in particolare, non solo l’indicazione sul frontespizio, ma anche alcune frasi dell’autore, secondo le quali “fu reclutato Bruno Milanesio, poiché giovane politico rampante e senza scrupoli cui fu assegnato il ruolo di coordinatore della delittuosa operazione”, dopo la quale “gli uomini dell’intelligence parigina informarono” l’amministratore comunale “dell’esatta località dove era precipitato l’aereo”.

Per la Procura di Milano, competente in ragione del coinvolgimento di un magistrato piemontese, le tesi di Melotti rappresentano “fatti non corrispondenti al vero”, perché “la regolarità e le risultanze delle indagini coordinate ed effettuate in prima persona dal dott. Maurizio Picozzi, venivano valutate dal Giudice per le indagini preliminari di Mondovì” che, nel marzo 2011, accoglieva la richiesta di archiviazione formulata dall’ex Procuratore capo.

Inoltre, annota il pm Pedio nell'avviso di conclusione indagini, quei risultati erano stati successivamente esaminati anche dalla Procura Generale di Torino che, con un provvedimento del gennaio 2013, condivideva le conclusioni dei colleghi di Mondovì e non procedeva alla riapertura delle indagini, come richiesto dal legale che rappresentava Emilio Gex, un cugino di Corrado. Nella facoltà di Melotti, ad indagini preliminari chiuse, vi è chiedere di essere sentito, o l’espletamento di nuovi atti da parte del pm, dopodiché quest’ultimo deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio al Gup. Cinquantun anni dopo, il prossimo capitolo di questa vicenda sembra essere destinato a venire scritto nuovamente in un’aula di tribunale.

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