Macellaio aggredito, Lale Demoz dal Gip: non ricordo
È rimasto per una ventina di minuti nell’ufficio del Gip Giuseppe Colazingari il 75enne di Quart Camillo Lale Demoz, agli arresti domiciliari dallo scorso 11 gennaio perché accusato del tentato omicidio del 68enne Olindo Ferré. In presenza dei suoi avvocati, Viviane Bellot e Antonio Rossomando, ed anche del pm Eugenia Menichetti, ha ribadito al giudice, nel corso dell’interrogatorio di garanzia tenutosi oggi, giovedì 17 gennaio, di non ricordare nulla dei momenti che hanno condotto al ritrovamento – in condizioni disperate – del macellaio 68enne di Charvensod.
Più nitidi, invece, i ricordi sul resto di quel 1° ottobre dell’impresario, che risulta dalle indagini aver incontrato Ferré al mattino nel prato di un allevatore, per poi spostarsi – da solo con lui – nel capannone di località Séran a Quart, dove verso le 18.30 è intervenuto il 118 per il soccorso. Su livelli diversi le istanze relative alla misura cautelare dei difensori: al Gip i legali di Lale Demoz hanno chiesto di consentire all’uomo – che vive solo – di uscire due volte a settimana per acquisti e commissioni, mentre la revoca dei “domiciliari” è oggetto di un’istanza al Tribunale del Riesame di Torino.
Per la Procura, che coordina l’inchiesta affidata alla Squadra Mobile della Questura, tra l’impresario e il macellaio sarebbe scattata una lite, innescata da cause ignote, ma – scrive il Gip Colazingari nell’ordinanza di arresto dell’impresario – “verosimilmente riconducibili allo stato di ebbrezza”. Nel corso di quel violento diverbio, continua il provvedimento, “il Lale Demoz ha colpito il Ferré” con una “zappa e relativo manico”. “All’arrivo della Polizia – si legge ancora – il Lale Demoz era visibilmente ubriaco e nella scheda di soccorso relativa al Ferré redatta dal personale del 118 si legge tra l’altro ‘alito alcolico’”.