Maresciallo “infedele” individuato dalla Guardia di Finanza, la Procura chiede il processo

26 Gennaio 2018

Il sospetto sulla sua fedeltà alle leggi è venuto a uomini che portano la stessa uniforme indossata da lui ogni giorno, convinti che sovrintendere al rispetto altrui delle norme significhi anzitutto essere d’esempio. Sono quindi passati alle indagini e, sulla base di quanto accertato dalla Guardia di finanza, la Procura ha chiesto il processo per Antonio Russo, 43enne originario del leccese, maresciallo ordinario del Gruppo Aosta delle Fiamme gialle.

Le accuse contestate al sottufficiale, nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pubblico ministero Luca Ceccanti, titolare del fascicolo, sono la falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale e dal privato, la truffa (con l’aggravante della commissione ai danni dello Stato e comunque di un ente pubblico) e la violazione delle “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”.

In sostanza, il militare avrebbe – in otto diverse occasioni tra il novembre 2016 e il febbraio successivo, per due volte ogni mese – giustificato “la sua assenza dal servizio” producendo “all’amministrazione di appartenenza” certificazioni mediche “integralmente false, o comunque falsamente attestanti l’esecuzione di visite mediche e esami presso le strutture sanitarie in orari diversi e più estesi rispetto a quelli effettivi”. Attestazioni che Russo avrebbe “fabbricato” autonomamente, tramite “l’alterazione dei certificati effettivamente rilasciati dall’Azienda Usl”, attuata “riproducendo con mezzi informatici o formando integralmente” i documenti che poi consegnava a giustificazione dell’assenza.

Secondo le indagini dei finanzieri comandati dal tenente colonnello Francesco Caracciolo – che hanno incluso non solo gli accertamenti negli ambulatori e strutture indicati nella documentazione, ma anche perquisizioni e l’analisi forense del computer in dotazione al militare – una visita attestata dall’Usl dalle 10.10 alle 10.45 si era protratta, sull’attestato di presenza depositato in caserma, dalle 10.10 alle 15.45, cioè cinque ore in più. La durata di un altro esame, che per l’azienda sanitaria si era tenuto dalle 15.40 alle 16.30, appariva sull’attestazione arrivata al Comando 8.50-16.30, cioè “gonfiata” per quasi sette ore.

Presentando quei certificati, per il pm Ceccanti, Russo ha indotto “in errore appartenenti alla Guardia di Finanza di Aosta, facendo apparire come giustificata l’assenza dal lavoro per periodi superiori a quelli in cui erano state eseguite le prestazioni sanitarie” e li ha spinti “a compiere un atto di disposizione patrimoniale consistito nel pagamento della retribuzione per ore non lavorate pari a dieci giornate”. Così facendo, il sottufficiale si sarebbe procurato “un ingiusto profitto di euro 992 a titolo di retribuzione non dovuta, con correlativo danno per l’Amministrazione dello Stato”.

Oltre al profilo penale, la Guardia di finanza ha attivato le procedure disciplinari del caso. Le conseguenze, derivanti da procedimenti sia militari, sia di Stato (per lo status degli appartenenti al Corpo), possono arrivare fino alla rimozione dal grado (di fatto, l’espulsione).

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