Monte Bianco, fine della ricreazione: il Sindaco di Saint-Gervais ordina l’attrezzatura di base

17 Agosto 2017

“Aujourd’hui, trop c’est trop”. La pazienza di Jean-Marc Peillex, sindaco di Saint-Gervais-les-Bains, comune francese del Rhône-Alpes con parte del suo territorio nel massiccio del Monte Bianco, è finita. “A fronte dell’incoscienza di alcuni, – scrive in un messaggio agli alpinisti ed alla popolazione, pubblicato anche sul suo profilo Facebook – è mio dovere fischiare la fine della ricreazione”.

Il riferimento è alle notizie di cronaca riguardanti persone che, sempre più spesso, affrontano l’ascensione senza equipaggiamento idoneo, mettendo a rischio (ed, a volte, perdendola) la propria vita e creando situazioni complesse per i soccorritori. Il Sindaco ha quindi emanato e firmato oggi, giovedì 17 agosto, un’ordinanza, “che entrerà in vigore immediatamente”, per  stabilire ed imporre a tutti coloro che desiderano raggiungere il “tetto d’Europa”, percorrendo dalla “voie royale” (che si sviluppa da Saint-Gervais, appunto) un’attrezzatura di base.

L’elenco è dettagliato ed allegato all’atto (che contiene ugualmente la planimetria dell’itinerario). Per salire a 4810 metri, da oggi in poi bisognerà avere con sé: berretto, occhiali da sole, maschera da sci, crema solare, giacca calda e gore-tex, pantaloni da montagna e copri-pantaloni, scarponi da alpinismo predisposti per essere abbinati a ramponi, ramponi regolati sulle calzature indossate, imbrago e kit per l’uscita da crepacci, corda, piccozza, GPS (o bussola) ed altimetro.

Il provvedimento era pronto da tempo, racconta il primo cittadino francese nel suo messaggio. Lo aveva fatto studiare al legale del Municipio di Saint-Gervais ad inizio 2016, ma “su richiesta di Georges-François Leclerc, allora Prefetto dell’Alta Savoia, avevo accettato di differirne la firma, affermando comunque che lo avrei sottoscritto qualora la situazione fosse diventata nuovamente inammissibile”.

L’emanazione è scattata a causa “del rifiuto di ascoltare i messaggi di prevenzione”. Il Sindaco, che dieci giorni fa aveva già lanciato un monito in merito e non è nuovo alla battaglia per far capire che l’alta quota “non è una Disneyland”, cita esplicitamente il “nuovo dramma umano” che ha lo ha indotto a firmare: “quello di un uomo di 46 anni partito per conquistare il tetto dell’Europa occidentale… in tenuta e con materiali da trail”.

Non solo. “Durante una conversazione alla festa delle guide di Chamonix, – scrive ancora Peillex – ho scoperto che un professionista dell’Alta Savoia” vendeva su un sito Internet “il ‘Monte Bianco senza guida’”. “Da oltre due anni – aggiunge il sindaco di Saint-Gervais – alcune teste calde confondono l’ascensione del Monte Bianco con un ultra-trail”.

L’amministratore francese, che è anche consigliere del Dipartimento dell’Alta Savoia (l’equivalente del Consiglio regionale valdostano), ricorda poi il caso del “pseudo alpinista asiatico, caduto nel corridoio del Gouter, in tenuta da trail e con scarpe da trail… quelle la cui suola bagna le dita dei piedi. Fortunatamente per lui, era sopravvissuto”.

Peillex mette in conto le critiche all’ordinanza. “Sento già le voci che grideranno allo scandalo e che sosterranno che la montagna è ‘l’ultimo spazio di libertà’”, commenta. “A costoro – continua – rispondo che, visto il livello cui sono ormai attrezzati, alcuni siti montani ed il massiccio del Monte Bianco hanno smesso di essere luoghi naturali e di libertà. Anzi, sono diventati spazi urbani di commercio, ove la libertà si piega alle regole del business”.

“A costoro – afferma ancora il Sindaco francese – dico che per godere della libertà, occorre essere vivi… Rifiutando scientemente di agire a seguito dell’incoscienza di alcuni, si diventa complici delle responsabilità”. “A tutti coloro che, come me, hanno la passione delle nostre montagne, raccomando di salirvi, Monte Bianco compreso, affidandosi a guide del nostro massiccio. Loro conoscono le buone pratiche, i momenti opportuni per intraprendere l’ascensione e le trappole da evitare”.

“Per parte mia, – si chiude il messaggio di Jean-Marc Peillex – mi batterò con tutte le energie che conoscete affinché il Monte Bianco non diventi la montagna dei sacrifici umani e dei rituali nel nome della parola ‘libertà’, sempre più sventolata da alcuni per proteggere, in realtà, il loro business”. 

Alle parole accorate dell’appello fanno specchio, nel rigore amministrativo dell’ordinanza, le cifre: ogni anno sul Monte Bianco transitano 20mila persone in media, creando in estate da 350 a 400 partenze al giorno, nell’insieme delle vie percorribili. I servizi di soccorso francesi svolgono da 80 a 100 interventi l’anno, “a causa dell’errata percezione dei rischi impliciti nell’ascensione”, riscontrando purtroppo una decina di morti.

Le sanzioni previste per la violazione dell’atto non sono particolarmente elevate (l’atto la equipara ad alcune infrazioni al codice della strada), ma il senso è soprattutto quello di intervenire per salvaguardare la sicurezza di chi sale. E sul versante valdostano del Bianco? “Situazioni come quelle verificatesi nella zona di Saint-Gervais, – dice Oscar Taiola, guida e capo del Soccorso alpino di Courmayeur – per ora non ne abbiamo viste”.

“Ricorriamo – spiega ancora – ad ordinanze temporanee, ad esempio quelle relative al rischio della caduta di valanghe, ma anche il numero delle missioni di soccorso, e dei morti, non raggiunge quei livelli. Anche casi di particolare incoscienza da parte degli alpinisti, per ora, non se ne sono registrati. Vista la situazione ben diversa nel suo contesto, Peillex è ricorso a forme di tutela”.

La decisione del Sindaco francese è poi giudicata “condivisibile e di buon senso” da Adriano Favre, capo del Soccorso Alpino Valdostano, responsabile per l’elisoccorso sulle cime della Valle. “Il Monte Bianco è il Monte Bianco e, con buona pace degli amanti del trail, 4810 metri non sono una palestra per quel tipo di attività. Vanno affrontati in un altro modo. Non mi sento di sposare altre tesi”.

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