Motozappa sparita a Lillanes, tre condanne ad un anno
Torna a casa alla sera e, lungo la strada, vede degli uomini caricare su un furgone una motozappa molto simile a quella rubata un giorno prima ad un parente. A quel punto dà l’allarme e i Carabinieri fermano il mezzo, verificando che si trattava proprio dell’attrezzo rubato, restituendolo al legittimo proprietario e denunciando le tre persone a bordo.
Sembrerebbe una sequenza di una commedia all’italiana anni ottanta-novanta, modello “Scuola di ladri”, se non fosse che la singolare circostanza è emersa nella mattinata di oggi, giovedì 6 dicembre, durante il processo conclusosi con la condanna, per ricettazione, di Augustin Cochior (29 anni), Eugen Bucur (44) e Cristinel Bucur (25), tutti di origini romene. Ad ognuno di loro, il giudice monocratico Marco Tornatore ha inflitto un anno di reclusione e 400 euro di multa.
Il pm Sara Pezzetto, chiedendo di condannare gli imputati, era stata più mite, invocando nove mesi di reclusione a testa. Poco prima, il proprietario dell’attrezzo, aveva ricordato in aula quel 9 dicembre 2017, quando si era accorto, recandosi nel suo podere nella valle del Lys, del furto. “Il prato è servito solo da una stradina privata, impossibile entrare diversamente. C’era la neve, ho seguito alcune tracce, poi si perdevano e sono andato dai Carabinieri a fare denuncia”. L’attrezzo, un modello degli anni ’90, era riconoscibile perché “nel tempo gli ho fatto dei rattoppi”.
Il nipote dell’uomo, deponendo appena dopo, ha descritto la “svolta” improvvisa del caso. “Stavo rincasando dal lavoro il giorno dopo, – ha detto – quando, uscendo dall’abitato di Lillianes, ho visto a bordo strada un furgone con le frecce accese. Nella zona non c’è nulla e mi sono insospettito, perché c’erano stati dei furti in zona. Rallentando, ho visto tre individui che stavano spingendo sul mezzo una motozappa. Sapevo che a mio zio la avevano rubata e ho avvertito il 112”.
Il resto del racconto è arrivato da un Carabiniere del Nucleo operativo radiomobile della compagnia di Châtillon/Saint-Vincent: “Dopo la segnalazione della nostra centrale operativa ci siamo portati al bivio della regionale per Gressoney, a Pont-Saint-Martin, e abbiamo fermato i tre. Restituito l’oggetto ai proprietari, li abbiamo identificati: tutti hanno esibito i loro documenti”.
Le difese hanno puntato, tra l’altro, sul tempo trascorso dal furto all’episodio del furgone. “Nessuna indagine sull’eventuale rivendita dell’oggetto, nel frattempo, è stata compiuta” ha sottolineato l’avvocato Carlo Laganà. “I fatti andrebbero inquadrati in un’ipotesi di furto, più che di ricettazione”, gli ha fatto eco il collega Oliviero Guichardaz, che ha sottolineato anche “il valore molto modesto” dell’attrezzo, tale da far assumere, per il legale, connotati di “particolare tenuità” alla contestazione. Connotazione che il giudice Tornatore, evidentemente, non ha rinvenuto.