‘Ndrangheta in Valle, chiusa l’inchiesta Geenna: venti gli indagati
E’ chiusa l’indagine della Dda di Torino su presunte infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Gli indagati sono in tutto venti. Si tratta dei diciassette per cui i pm Stefano Castellani e Valerio Longi avevano chiesto gli arresti eseguiti lo scorso 23 gennaio dai Carabinieri del Gruppo Aosta e del Reparto Operativo Speciale nell’operazione Geenna, nonché di altri tre indagati a piede libero.
Le indagini hanno riguardato due aspetti: l’attività di una “locale” di ‘ndrangheta ad Aosta (la prima ad essere oggetto di contestazione giudiziaria nella regione) e un traffico di stupefacenti (con fermati tra il Piemonte e la Calabria, scenario cui fanno riferimento i nomi nuovi che si sono aggiunti, non rappresentati da personalità note). L’avviso di conclusione delle indagini preliminari racchiude imputazioni e ricostruzione delle stesse in diciassette pagine, è stato “chiuso” alla vigilia di ferragosto e, nelle scorse ore, i difensori degli indagati hanno iniziato a riceverlo.
Secondo gli inquirenti, ad aver promosso, fatto parte e gestito la “locale” aostana sono stati, in particolare, il titolare della pizzeria “La Rotonda” di Aosta Antonio Raso (51 anni), l’artigiano edile Marco Fabrizio Di Donato (50) e il consigliere comunale di Aosta e dipendente della Casa da gioco Nicola Prettico (38), tutti accusati per questo di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Il “concorso esterno” nel sodalizio è stato contestato, invece, a due politici: il consigliere regionale (ora sospeso), già assessore alle Politiche sociali del Comune di Aosta, Marco Sorbara (51) e l’ex assessore con delega alla Programmazione, Finanze e Patrimonio di Saint-Pierre (nel frattempo dimessasi dall’incarico) Monica Carcea (44). Sono gli unici due arrestati per il filone “valdostano” delle indagini che, nel frattempo, hanno lasciato il carcere, ottenendo entrambi i “domiciliari”.
Nel blitz di gennaio, con ipotesi di reato legate sempre all’articolazione valdostana dell’associazione criminale, erano finiti in carcere anche l’elettricista Roberto Alex Di Donato (41), il dipendente del Casinò Alessandro Giachino (40) di Aymavilles e Francesco Mammoliti (48) di Saint-Vincent. In Calabria era stato poi arrestato Bruno Nirta, residente a San Luca, il cui nome compare anche nella parte d’inchiesta legata agli stupefacenti.
Per i difensori inizia ora l’arco di tempo in cui possono, richiesto e valutato il voluminoso fascicolo dell’inchiesta (migliaia di pagine, viste tra l’altro le innumerevoli intercettazioni e i servizi di osservazione, controllo e pedinamento svolti dai militari), chiedere ai pm di sentire i loro assistiti (o compiere ulteriori atti d’inchiesta), oppure depositare memorie o documenti.