Omicidio La Salle, Lugo Perez condannato a 14 anni di reclusione

15 Giugno 2016

Colpevole. Il giudice Eugenio Gramola pronuncia la sentenza quando sono le dodici e trenta in punto. Al termine del processo di primo grado, giunto a conclusione oggi al tribunale di Aosta, per la giustizia è stato il cubano Osmany Lugo Perez, di 34 anni, ad aver ucciso il 78enne Elio Milliery, la sera dell’8 marzo 2015, a La Salle.

Perez, unico sospettato da subito, malgrado non abbia mai confessato, è stato condannato a quattordici anni di reclusione, pena anche inferiore a quanto richiesto dal pubblico ministero Luca Ceccanti, che nella sua arringa aveva sollecitato sedici anni di carcere (cioè la base per il reato di omicidio, ventiquattro mesi, ridotta per la scelta del rito abbreviato).

Uscendo dall’aula dove si è tenuta l’udienza, l’avvocato Davide Meloni, difensore dell’imputato, ha commentato il verdetto sottolineando di aver "puntato a rappresentare i fatti nella maniera più onesta possibile. Bastava si capisse che non si trattava di un omicidio efferato, ma di una tragica concatenazione di eventi". Il legale propende comunque per ricorrere contro la sentenza, "perché alcuni aspetti non sono stati presi in considerazione".

La sentenza del giudice Gramola include anche il versamento, da parte del cubano, di una provvisionale dell’ordine di trecentomila euro a favore della famiglia di Milliery, costituitasi parte civile nel processo ed assistita dall’avvocato Genny Bouc. I parenti, lasciando il Tribunale, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.

Perez era in carcere dalla sera dei fatti, quando i carabinieri lo fermarono non lontano dalla strada in cui, poco prima, avevano trovato il cadavere di Milliery. L’imputato e la vittima avevano trascorso la serata insieme, nella baita dell’anziano, dove era presente anche altra gente. Sembra che diversi presenti, durante quella che è stata descritta come "una festa”, avessero assunto alcool e stupefacenti. Tra Milliery e Perez era infine scoppiata una lite per motivi di gelosia. Ad allertare i carabinieri del dissidio tra i due era stata la donna che accompagnava il cubano in quell’occasione.

L’arma usata per colpire a morte il valdostano non è mai stata trovata. Durante le ultime battute del processo, una perizia, richiesta dalla difesa, ha escluso la compatibilità delle ferite sul corpo di Milliery con un coltello Opinel rinvenuto non lontano dal cadavere dell’anziano, che era anche proprietario dell’oggetto.

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