“Ora fa’ il tifo per noi”: l’ultimo saluto a Maicol Castelnuovo
“Chi viene a mancare da questo mondo si mette a tifare per noi, mentre noi restiamo nel campo a giocare la partita assegnata dalla vita”. È anche con questa immagine del mondo calcistico che il parroco di Aymavilles Gabriel Bogatu ha cercato di consolare le tante persone presenti al funerale del giovane barista e portiere dell'Aygreville Maicol Castelnuovo.
Il ventiquattrenne si era accasciato a terra per un malore venerdì scorso, intorno alle 17:30, durante una partita di calcetto del Trofeo Città di Aosta, senza più riprendersi. È morto infatti una volta arrivato all'ospedale Parini, in arresto cardiaco.
Oggi, centinaia di amici, parenti e conoscenti si sono raccolti nella chiesa del Capoluogo di Aymavilles per dargli l'ultimo saluto. La bara è stata posizionata sul sagrato della chiesa dalle 15 di questo pomeriggio, con sopra le sue maglie da portiere, i guantoni, una canotta di Kobe Bryant, ex campione di basket dei Los Angeles Lakers e il foulard dei coscritti: “Aymavilles, classe 1992”.
Ad abbracciare i parenti di Maicol – tra i quali il padre Salvatore, il fratello Mattia e la fidanzata Francesca – sono arrivati, indossando la maglietta della propria squadra, i compagni dell'Aygreville, quelli dello Charvensod, dove Castelnuovo giocava in prestito e gli amici della squadra di calcetto del Café du Centre, che hanno assistito ai suoi ultimi momenti in un campo da gioco.
“Mi rendo conto che la tragedia di Maicol non coinvolge solo la comunità di questo paese – ha affermato Bogatu, dopo aver accolto la bara all'interno della chiesa – ma tutta la Valle d'Aosta, il mondo del calcio, ma anche quello dei giovani che ora si interrogano, così come fa quello della sanità”.
Il prete ha raccontato di quando ha ricevuto la notizia della morte del ragazzo: “Un fulmine a ciel sereno, in una giornata caldissima, in cui avevamo appena concluso l'esperienza di Estate ragazzi”. Poi ha provato a fare un bilancio: “La vita di Maicol, per quanto breve, è stata impregnata di valori, di spirito di servizio – afferma – si sentiva realizzato nei gesti che faceva e queste realtà non scompaiono con la morte”.
Sulla scomparsa prematura insistevano anche alcuni messaggi di amici e parenti, letti a fine messa: “Dieci, cinquanta, cento anni – recitava uno di questi – la vita è sempre breve, ci sfugge di mano, passa in un attimo e perciò, che siano dieci, cinquanta o cent'anni, a presto, Maicol”.
Un altro accostava il ruolo di portiere al ruolo che il ragazzo aveva svolto finora in vita, anche prendendosi cura della madre con problemi di salute, Cinzia Gontier: “Un portiere si allena spesso da solo, impara a parare buttandosi nel fango, diventa un punto d'appoggio per tutta la squadra e così sei stato nella vita, anche per la tua famiglia”.
“Bisogna portare avanti questo spirito di Maicol – ha concluso don Bogatu, rivolto ai compagni di squadra di Castelnuovo – nelle vostre partite gareggiate nello stimarvi a vicenda, nel volervi bene”.