Palpò una 14enne “ma non c’è prova di libidine”, artigiano assolto in appello

02 Ottobre 2015

Quel palpeggiamento delle natiche "certamente riprovevole" non fu "necessariamente connotato e caratterizzato da un carica di libidine sessuale, requisito soggettivo necessario di antigiuridicità della condotta". Con questa motivazione la Corte di Appello di Torino ha assolto “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di violenza sessuale su una 14enne un artigiano di 63 anni di Aosta, oggi in pensione. L’uomo in primo grado, due anni fa, era stato condannato a 20 mesi di carcere. I fatti contestati risalgono all’inizio del 2011 e avvennero nell’officina dell’artigiano, difeso dall’avvocato Sandro Sorbara.

Per i giudici della terza sezione penale ci sono "dubbi sulla "sussistenza […] del dolo". In primo grado infatti era prevalso quanto detto dalla madre,, la cui ricostruzione del "toccamento repentino" lascia "più di un dubbio". Inoltre lei era a "una certa distanza" e la figlia "non pare avere dato particolare peso" al gesto "se anche in seguito ha continuato a frequentare l’officina". Perlopiù, alla domanda del giudice del tribunale di Aosta "E’ stato un gesto insistito, un gesto fugace?", la presunta vittima rispose "No; eh, non mi ricordo". Una frase che per i magistrati di secondo grado non prova il reato.

Il procuratore generale aveva chiesto per l’aostano una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione.

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