Prevenzione e controllo del territorio: la “ricetta” del neo-questore Morelli
Il lavoro è fatto di percorsi in cui spesso, specie nei momenti di crescita, riappare il punto di partenza. Così Ivo Morelli, alla prima esperienza da Questore, arriva ad Aosta nel giorno in cui la foto del mese sul calendario della Polizia diventa quella dedicata al Reparto Mobile. Fu la sua assegnazione iniziale a Milano, da giovane neo-funzionario, in un’unità che vive di servizi sul campo, legati “all’ordine pubblico”. Forse non è un caso, come non lo appare il fatto che le sue prime parole, incontrando stamane i giornalisti, siano state “c’è un po’ nel mio dna l’idea della prevenzione e del controllo del territorio”.
Così come non sembra casuale che quel piglio operativo – sviluppato anche nei “tre passaggi all’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico”, dedito a gestire le centinaia di agenti che ruotano sulle “Volanti” all’ombra del Duomo – abbia fatto condensare in un giorno solo, al 52enne originario di Vieste (in Puglia), gli incontri con dirigenti, personale, istituzioni ed enti. Appuntamenti che, in passato, prendevano ben più tempo: “Sindaco, Presidente della Regione, Procuratore…”. E non solo, perché, oltre ad aver commemorato i caduti in servizio nel cortile della Questura, è stato anche a Courmayeur, per toccare con mano la questione del ghiacciaio di Planpincieux.
Momenti che gli fanno dire della Valle come di un luogo “assolutamente accogliente”. Quanto alla “fisionomia criminale” della regione, “sui dati numerici non ho ancora ragionato”, ma dall’incontro con il procuratore capo Paolo Fortuna, “per affrontare le attività che più emergono dal punto di vista delinquenziale”, esce cosciente che “non esistono criticità che impongono una gestione straordinaria degli eventi e che, tutto sommato, c’è una situazione tranquilla rispetto ad altre realtà del territorio nazionale”.
Nell’agenda del futuro (prossimo) ci sono in particolare i Sindaci, perché “incontro con le collettività per me significa prevenzione” e per “raffrontare le preoccupazioni con la realtà”. “Anche nella vita familiare – sottolinea Morelli – cerchiamo di prevenire i problemi. Non sempre si riesce a quantificare nei numeri, ma è tutta quell’attività per evitare che il reato, o il cittadino distratto, diventino un pericolo per la collettività”.
E quando ciò non riesce? “Quando dobbiamo lavorare successivamente è perché non abbiamo saputo leggere la premessa” e non può avvenire ragionando “per compartimenti stagni”. Le forze dell’ordine non possono farlo da sole. L’università e le scuole neppure. Bisogna pensare “insieme e non limitarsi a interventi di polizia. Se c’è una piazza che ci crea qualche problema, vanno aumentati i controlli e migliorata l’illuminazione”. Un esempio che ricorda molto la “ricetta” del questore Ostuni (in Valle dal 2016 al 2018) e forse, neppure questo è un caso.
Negli anni milanesi, “ho lavorato molto con lui”, che allora era Capo di gabinetto (rimanendovi quasi nove anni, se non un record per via Fatebenefratelli, poco ci manca). “Quando ho saputo che ero stato assegnato ad Aosta, – spiega – gli ho parlato, come ho fatto con il mio predecessore Andrea Spinello, e le premesse sono buone. Non solo si è trovato bene con i collaboratori, ma si è affezionato al luogo”. L’ultima dichiarazione è dedicata dal crimine organizzato, sollecitata da un cronista che ricorda come, tra questi monti, “si parla di ‘Ndrangheta ultimamente…”.
Lui risponde: “lo si fa ovunque, anche negli Stati Uniti. Non credo che esistano aree geografiche del nostro territorio in cui non possiamo parlare di ‘ndrangheta, mafia. Sono fenomeni che vanno monitorati e collaboreremo sicuramente con la Procura, qualora ci fossero attività”. Conciso, ma non ermetico. In una parola, che forse piacerà molto anche a chi in Questura lavora, operativo.