Processo ai coniugi Cuneaz: fissato un sopralluogo a Valpelline per chiarire i dettagli
Sono ancora molti i dettagli da chiarire nel processo alla famiglia Cunéaz di Valpelline, accusata di riduzione in schiavitù. Questa mattina, mercoledì 21 maggio, sono stati sentiti gli ultimi due testimoni. Poi, il processo è stato aggiornato a mercoledì prossimo, il 28 maggio, quando il collegio del tribunale di Aosta, presieduto da Carlomaria Garbellotto (giudici a latere Davide Paladino e Paolo De Paola), oltre ad accusa e difesa, si recheranno a Valpelline, in frazione Lavod, per un sopralluogo dei luoghi.
Alla sbarra siedono: Clelia Brédy, 53 anni, il marito Napoleone Cunéaz, 66 anni, il figlio Edy, 20 anni e il padre di lei Ugo Brédy. La famiglia Cunéaz è accusata di aver sequestrato, malmenato, ridotto in schiavitù un loro dipendente extracomunitario, Ahmed Naghim, 35 anni. Accuse sempre duramente respinte. Nell'udienza di oggi, è stato sentito Silvano Juglair.
L'uomo, un allevatore di Saint-Vincent, ha prima dichiarato che Ahmed Naghim, qualche anno fa, avrebbe sostituito per una giornata un suo dipendente, poi, quando il marocchino ha negato di aver mai lavorato per lui, ha ritrattato tutto. E' stato sentito anche il brigadiere di Valpelline che nell'aprile del 2005 aveva svolto le indagini. "Quando sono arrivato – spiega il carabiniere – ho chiesto alla signora Cunéaz dove di trovava Ahmed, ho bussato alla sua porta. Il ragazzo quando mi ha aperto era sporco di sangue. La stanza era in condizioni fatiscenti. Non c'era neppure il bagno. La signora mi ha poi fatto vedere che Naghim poteva utilizzare un bagno a una trentina di metri dalla stanza in cui dormiva. Il bagno era privo di acqua, il water pieno di escrementi secchi. Sporco, pieno di ragnatele".
E proprio su quel bagno, la difesa non ci sta. E Clelia Brédy ha rilasciato spontanee dichiarazioni. "E' un bagno con lavandino, doccia e water, con tanto di acqua calda e fredda. In precedenza è stato utilizzato anche dagli altri operai e dai nostri inquilini".
La difesa formula tre nuove istanze, il pubblico ministero Luca Fadda si oppone e il collegio si riserva la decisone. Poi, l'udienza viene aggiornata alla settimana prossima.