Processo Geenna, i viaggi in Calabria e l’attività politica di Prettico in evidenza

24 Giugno 2020

Dopo aver sviscerato, nelle scorse udienze, le contestazioni mosse a Marco Sorbara e Monica Carcea, l’udienza di oggi del processo Geenna, la sesta, è stata dedicata sinora ai testimoni citati dalla difesa del consigliere comunale di Aosta sospeso Nicola Prettico, accusato di essere stato un partecipe della “locale” di ‘ndrangheta emersa dalle indagini dei Carabinieri e della Dda di Torino.

Tra gli episodi ripercorsi in mattinata vi è stato, anzitutto, il viaggio dalla Valle a San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria) intrapreso dall’imputato dal 24 al 27 gennaio 2016. Uno dei due amici che lo hanno accompagnato, entrambi originari del paese, lo ha definito “una vacanza, per motivi di piacere”, mentre l’altro ha aggiunto “stavamo organizzando con altri e lui si è unito”. In quei giorni, stando alle deposizioni, non è successo molto più che “andare a trovare parenti, amici, gente dell’infanzia”.

Il pm Stefano Castellani ha però fatto notare a un testimone (che aveva dichiarato di essere sempre rimasto con Prettico, anche ospite in casa sua) come, in una giornata, il cellulare dell’imputato risultasse aver agganciato delle celle in Puglia. “Sì, perché è andato a trovare un amico in ospedale” è stata l’ammissione, costata un “avvertimento” del presidente Eugenio Gramola (“sia più trasparente quando risponde”).

Le circostanze di quello spostamento sono quindi state rivelate da uno zio di Prettico, che vive a Mesagne, nel barese. “Nicola venne a casa mia e andammo a fare visita, in Bari, presso la clinica, a Vincenzo Marrapodi, perché aveva subito un bruttissimo intervento a cuore aperto”. Dopodiché, il nipote, che “se non ricordo male, veniva dalla Calabria”, ripartì quel giorno stesso.

L’uomo visitato in ospedale è l’ex sindaco di San Giorgio Morgeto, in carica dal 1993 al 2001 (dopo una prima parentesi dal 1986 al 1988 e, ancor prima, come vicesindaco del comune calabrese, oggi sciolto, “ma io non c’entro”). Sentito subito dopo ha confermato quella circostanza ed ha ricordato le origini della sua amicizia con Prettico, nata in Valle all’inizio degli anni duemila.

“C’erano le elezioni comunali – ha detto – e l’allora sindaco di Aosta, Guido Grimod, ce lo ha presentato in quanto giovane candidato, chiedendoci se potevamo presentargli qualcuno del mio paese”. In quell’occasione “non abbiamo fatto niente”, ma “è nato, pian piano, un rapporto come se fosse uno di famiglia”.

Prettico, nei ricordi di Marrapodi, “veniva in Calabria, anche con la moglie e i bambini”, dove era “diventato quasi cittadino onorario di San Giorgio Morgeto”, pur senza avere parenti nel paese. “Lo invitavano tutti”, ha ricordato l’ex Sindaco. Nel 2015, in occasione delle elezioni comunali in cui Prettico viene eletto, torna in Valle, a trovare il figlio stabilitosi nel capoluogo regionale.

“Non è che sono venuto apposta per dargli una mano, – ha detto rispondendo alle domande dell’avvocato Nilo Rebecchi – ma ho avuto piacere di stargli vicino per il rapporto di amicizia che c’era e ricordo di averlo presentato a parenti di mia moglie e a qualche amico”. Qualche consiglio? “Non potevo. Il modo di fare politica in Calabria e ad Aosta è tutta un’altra storia”. Nel giorno dello spoglio, “ricordo di essere stato a casa sua. Lui era molto demoralizzato, perché non è risultato eletto fino all’ultimo”.

Marrapodi ha anche raccontato di essersi avvicinato, nel 2010, alla Massoneria (“non mi occupavo più di politica, volevo esplorare territori nuovi”), attraverso una persona che viveva a Montecarlo. “Quando ci sono andato per l’iniziazione, – è continuata la deposizione – mi sono fatto accompagnare da Prettico. Dopodiché, una volta gli ho detto ‘Nicola, perché non vieni a fare quest’esperienza?’. L’ho presentato ed è entrato pure lui”.

I due però scoprono che la loggia a cui appartengono “era affiliata a Djibouti”, località africana “che non sapevamo nemmeno dov’era”. Nel tempo, “abbiamo smesso di frequentare”, perché “era una sorta di un gruppo di amici che si trovavano. Hanno anche iniziato a litigare, uno voleva essere maestro venerabile, gli altri non lo volevano”. Da allora, “non mi risulta che Prettico sia entrato in un’altra loggia”.

Sulla stessa lunghezza d’onda si è posto un valdostano amico dell’imputato, che ha ripercorso di aver aderito assieme a lui alla Massoneria, nel 2012. “E’ stata una forma di curiosità, – ha dichiarato – ma non siamo stati a molte riunioni, perché la distanza impediva una frequentazione e ci siamo allontanati”. Quanto all’ipotesi di creazione di una loggia in Valle, secondo il testimone uno dei promotori del gruppo che si riuniva tra Mentone e Nizza “si trovava con altre persone” nella nostra regione, ma “non c’ero io e nemmeno Prettico”.

Tra i sei testimoni del mattino, anche uno dei protagonisti di sempre della politica valdostana, Bruno Milanesio (che ha tenuto però a puntualizzare “non sono più attivo” e “partecipo alle elezioni come cittadino). Il suo ricordo di Prettico è legato, in particolare, alle elezioni del 2015: “era venuto da me a chiedermi una mano. Gli dissi che non ero disponibile, ma lo misi in contatto un altro candidato della lista, affinché si scambiassero dei voti, si aiutassero reciprocamente”.

Agli occhi dell’ex segretario valdostano del Psi, l’imputato sembrava una persona di buon carattere”, che non tendeva “a prevalere sugli altri”. Da ragazzo, “era vicino alla Federazione giovanile socialista, poi è stato nell’Union Valdôtaine. La famiglia era socialista”. L’udienza riprenderà alle 14. Nel pomeriggio è attesa la testimonianza di un altro “big” della politica, Augusto Rollandin, sempre citato dai difensori di Prettico. Quindi, si passerà alle deposizioni riguardanti le accuse mosse al dipendente del Casinò Alessandro Giachino, anch’egli a giudizio quale presunto membro della “locale”.

Il pm Stefano Castellani.
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