Processo “Giroparchi”, chieste dall’accusa condanne per i dieci imputati

05 Marzo 2020

È stata dedicata alla requisitoria della Procura, e alle prime arringhe difensive, l’udienza di martedì 3 marzo, del processo sulle presunte difformità nella realizzazione dei sentieri del progetto “Giroparchi”, nella zona del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Il pm Carlo Introvigne ha chiesto al Gup Giuseppe Colazingari di condannare tutti e dieci gli imputati cui contesta, a vario titolo, la frode nelle pubbliche forniture, la falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale e la violazione del testo unico in materia di edilizia, nonché del codice dei beni culturali e del paesaggio.

Per il funzionario dell’amministrazione regionale investito delle funzioni di responsabile unico del procedimento Alessandro Ceccon (49 anni di Aosta), la richiesta è di 2 anni di reclusione. Per i quattro liberi professionisti che hanno agito in qualità di direttori dei lavori: un anno e due mesi per Duilio Gal (53, Châtillon), un anno un mese e 20 giorni per Aldo Neyroz (61, Sarre); dieci mesi e 1.600 euro di multa per Manuel Lavoyer (40, Pontey) e dieci mesi per Mauro Andrea Perino (47, Bollengo).

Alla sbarra ci sono infine cinque legali rappresentanti di imprese. Il pm Introvigne ha chiesto un anno due mesi e dieci giorni di carcere, oltre a 2.400 euro di multa, per Ennio Da Canal (60, Quart) della “Ecoval srl”, nonché nove mesi e venti giorni e 800 euro ognuno per Egidio Pellini (45, della “Ecn34” di Roma), Mario Nera (60, della “3A Spa” e “3A Srl” di Roma), Simona Maccarone (36, San Gregorio di Catania) e Domenico Cavallaro (46, Catania), entrambi della “Ingegneria e Ambiente srl”). Per tutti gli imputati la Procura ha invocato l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e, per alcuni, anche l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione.

Le indagini erano state svolte dal Corpo di sorveglianza del Parco del Gran Paradiso e dai Carabinieri. Le accuse si riferiscono a difformità nei lavori eseguiti, rispetto ai progetti esecutivi. I numerosi rilievi avanzati dagli inquirenti riguardano, tra l’altro, il mancato piazzamento di funi, soste e cartelli, le staccionate posizionate vicino al parcheggio per evitare il “trasporto in elicottero”, nonché pozzetti progettati in cemento armato e costruiti invece “in pietrame a secco, di dubbia qualità e robustezza”.

Le opere sono state finanziate anche con fondi comunitari, giacché rientranti nel Programma attuativo regionale 2007/13 del Fondo per le Aree Sottoutilizzate. All’attenzione degli inquirenti sono finiti: il sentiero dalla Valnontey al rifugio Sella (del tutto all’interno del parco e finanziato per 843mila euro); il giro della Valsavarenche, il giro della Grivola, il Tour de la Vallée de Cogne e il giro della Valnontey (non interamente nell’area protetta, 331mila euro); l’“Itinerario rosso” Col Nivolet-Col Rosset-Rifugio Benevolo-Lago Pellaud e l’“Itinerario blu” Bivacco Gonthier-Chevrère-Mont Blanc-Voix-Mélignon-Bruil (sia all’esterno, sia all’interno del parco, per un finanziamento di 202mila euro).

Gli imputati hanno scelto il rito abbreviato, in molti casi condizionato all’audizione dei consulenti tecnici cui i rispettivi avvocati hanno commissionato perizie sui lavori svolti. Le arringhe difensive, iniziate oggi, proseguiranno nell’udienza fissata per il 16 aprile.

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