Processo sulle vendite di asfalto: scagionati i 10 imputati
Si chiude senza conseguenze penali, per i dieci imputati, il processo nato dalla vendita di asfalti a diversi valdostani nell’estate 2016. Per la Procura, il gruppo di persone che proponeva il bitume a prezzi scontati (quasi il 50% in meno rispetto alle tariffe abituali), per poi sparire non appena ricevuto il pagamento, rappresentava una associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Gli imputati, però, in vista dell’udienza odierna, hanno risarcito le persone offese, a fronte della remissione delle rispettive querele. Venendo meno il presupposto per perseguire i raggiri, ai giudici non è rimasto oggi, mercoledì 26 maggio, che emettere sentenza di non doversi procedere nei confronti di tutti.
Le persone incappate nei venditori di asfalto (che sostenevano di riuscire a praticare le condizioni vantaggiose grazie al fatto che lo stesso fosse avanzato da precedenti lavori stradali) erano una decina, per un ammontare complessivo dei raggiri dalle parti dei 100mila euro. La tecnica, secondo gli inquirenti, era collaudata: assicuratisi la “commessa”, i lavoratori anziché stendere uno strato di 8-12 centimetri di bitume, com’è normale, posavano al massimo 1,5-2 centimetri di materiale, che si consumava in pochi giorni e, a quel punto, del gruppo non v’era più traccia. Parte delle vendite aveva avuto luogo a Pila, altre a Bionaz e nei dintorni di Aosta.
Le indagini della Squadra mobile della Polizia avevano ricondotto gli episodi di riasfaltatura di vialetti o piazzali a quattordici stranieri di varie nazionalità, molti dei quali senza fissa dimora in Italia. Il procedimento era stato infatti sospeso per quattro persone risultate irreperibili e proseguito per le altre dieci. Rimesse le querele sulle truffe, restava l’accusa di associazione a delinquere, che però è caduta per effetto della stessa richiesta del pm Manlio D’Ambrosi di assoluzione degli imputati. Istanza accolta, con i giudici (il collegio era composto da Eugenio Gramola, Marco Tornatore e Maurizio D’Abrusco) a pronunciare sentenza in tal senso, “perché il fatto non sussiste”.
A giudizio erano: Patrick Joseph O’ Leary (36 anni, nato in Irlanda); Kevin Duggan (29, Irlanda); Robin O’ Donoghue (48, Irlanda); John Flynn (25, Regno Unito); Fredrick Flynn (32, Irlanda); Bartosz Sadowsky (31, Polonia); Dorel Boiciuc (37, Romania); Lukasz Adam Wawrzyniak (33, Polonia); Sylvester Ziotkowski (42, Polonia); Ionel Popescui (37, Romania). In aula non li si è mai visti, ma i risarcimenti – a quanto è emerso – sono avvenuti con modalità del tutto in linea con quelle previste per un’azienda: attraverso assegni e da conti intestati a società. Un profilo che non sembra appartenere a chi si sia ritirato dal mercato.