Procura chiude inchiesta su presidenza Finaosta: indagati Perron, Rollandin e Lévêque
Cronaca giudiziaria in evidenza anche oggi. L'ex presidente della Regione Augusto Rollandin, il già assessore alle finanze Ego Perron e il presidente di Finaosta Massimo Lévêque sono indagati nell'ambito di un'inchiesta della Procura sulla presidenza della finanziaria regionale.
Il reato contestato ai tre dal pm Luca Ceccanti e dal procuratore Paolo Fortuna è la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Le indagini, concluse oggi, martedì 22 maggio, con la notifica dei relativi avvisi di chiusura, sono state condotte dai Carabinieri del Reparto operativo ed hanno riguardato i compensi spettanti al Presidente di Finaosta e le modalità che hanno condotto alla scelta dello stesso.
La tesi degli inquirenti è che Rollandin e Perron, pubblici ufficiali in qualità delle loro cariche pubbliche, all’inizio del 2015 abbiano anzitutto comunicato a Lévêque, in anticipo sul suo svolgimento, i contenuti del bando per la selezione del Presidente del Consiglio di amministrazione della società partecipata al 100% dalla Regione, anche a proposito del compenso garantito per tali funzioni.
Dopodiché, per la Procura, i due amministratori regionali avrebbero rassicurato il professionista sia sulla sua futura nomina (avvenuta il 7 agosto 2015, da parte della Giunta Rollandin), sia sull’entità degli emolumenti che gli sarebbero stati riconosciuti. In particolare, gli ex Presidente ed Assessore si sarebbero spesi nell’assicurare che i 31.500 euro lordi annui previsti dall’avviso pubblico avrebbero visto un aumento fino a 100.000 euro.
Secondo il pm Ceccanti e il procuratore Fortuna, i contatti tra i tre – visti quali evidenze di collusione e mezzi fraudolenti – sarebbero intervenuti ripetutamente ed in diverse occasioni, finendo con il turbare il procedimento amministrativo alla base del bando per individuare il futuro presidente della finanziaria regionale (indetto dagli uffici di piazza Deffeyes con un provvedimento dirigenziale del 2014, poi integrato da un secondo atto del marzo 2015).
La “manovra” – è la conclusione degli inquirenti – sarebbe stata attuata al fine di condizionare le modalità di scelta del contraente, giacché Lévêque, stando alla contestazione mossa agli indagati, avrebbe richiesto la nomina solo dietro un compenso non inferiore agli 80mila euro.
Nella ricostruzione dell’accusa, tale importo non solo supera il “tetto” previsto dalle normative nazionali sulle partecipate (il decreto Renzi-Madia, ndr.), ma si sarebbe tradotto in uno “svantaggio” per eventuali altri professionisti potenzialmente interessati a partecipare alla selezione, perché all’oscuro dell’“extra” destinato ad incrementare il compenso previsto inizialmente dal bando.
Le indagini, partite nella primavera 2017 con alcune acquisizioni documentali negli uffici di Finaosta, erano state oggetto di una proroga nello scorso novembre. Con la notifica degli avvisi, i legali degli indagati (gli avvocati Andrea Balducci per Augusto Rollandin, Corinne Margueret per Ego Perron e Maria Rita Bagalà per Massimo Lévêque) possono ora prendere visione degli atti dell’inchiesta e definire le rispettive strategie.
Dopo il periodo in cui ai coinvolti è possibile produrre memorie o chiedere al pm di essere sentiti (od effettuare ulteriori atti d’indagine), la parola tornerà alla Procura per le richieste di rinvio a giudizio, o di archiviazione delle singole posizioni. Quindi, il Gup sarà chiamato a pronunciarsi sulle istanze.