Quel “patto” tra due indagati per la corruzione sotto il Cervino
“Appaltolandia”, il “laboratorio creativo” in tema di incarichi pubblici che, per come lo raccontano le carte dell’inchiesta “Do ut des” di Carabinieri e Procura, shakerava corruzione, concussione e turbativa d’asta ai piedi del Cervino, avrebbe aperto i battenti grazie al “patto silenzioso” tra due degli attualmente oltre venti indagati.
Si tratta del tecnico comunale 48enne Fabio Chiavazza, finito in manette all’alba di ieri, e dell’ingegnere di Saint-Christophe Corrado Trasino, 54 anni, sottoposto all’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Il primo, stando agli inquirenti, avrebbe già “taglieggiato” un imprenditore edile quando era in servizio a Saint-Pierre, nel 2014: 20mila euro, per un lavoro ottenuto legittimamente, a fronte di minacce di revocargli l’incarico.
L’“ascendente” di Trasino sulla Sindaca
Secondo quanto riferito agli inquirenti dal segretario comunale dell’epoca, Cristina Machet, è la “segnalazione” del libero professionista (per la Procura, abile nell’organizzare “cartelli” tra colleghi per pilotare gare di direzioni lavori, anche in ambito Anas), che fa sbarcare Chiavazza nel 2016 a Valtournenche, comune in cui (con il comprensorio di Cervinia nel territorio) gli interessi economici rilevanti non mancano.
Lo scenario, in municipio, è di una sindaca insediata da meno di un anno, Deborah Camaschella, che “aveva grossi dissapori con l’allora capo dell’ufficio tecnico, Cristina Benso” e “si pose la necessità di trovare un nuovo” responsabile. Nella versione di Machet, la “luce” si accende grazie a Trasino, incontrato ad una riunione all’assessorato regionale alle opere pubbliche. “In quell’occasione”, fu l’ingegnere “a far presente” a Camaschella “che lui conosceva un funzionario del Comune di Saint-Pierre che voleva spostarsi a seguito di problemi con una collega e sarebbe stato disponibile alla mobilità”.
Le “note personali” stonate
All’arrivo di Chiavazza, il segretario comunale esamina il suo fascicolo personale e ci trova due provvedimenti disciplinari: uno “perché aveva tirato addosso ad un dipendente del comune di Saint-Pierre un pc, o comunque l’aveva minacciata” e l’altro per “esser socio amministratore di una società”. Machet non è convinta dell’“acquisto”, anche perché sul dipendente pendeva il pignoramento di un quinto dello stipendio: “Riscontrai che Chiavazza aveva problemi economici e a mio avviso era ostativo del fatto che rivestisse una carica così delicata”.
Elementi che il segretario rappresenta alla sindaca, che però mostra “totale fiducia” in Chiavazza e “non accettava minimamente le mie osservazioni”. Deborah Camaschella chiede tuttavia conto di quel passato al tecnico, ricevendo in giustificazione “vicissitudini economiche ora superate”. Per Machet, quell’argomentazione convince e “rafforza la stima” del capo dell’amministrazione, verso il funzionario. Anzi, “il sindaco arrivò ad intimarmi di smetterla di dire queste cose perché altrimenti mi avrebbe denunciata per diffamazione”.
Il “laboratorio creativo” in azione
Non solo, perché la sindaca, che nel “blitz di ieri” è stata oggetto di perquisizione, ma non risulta ad ora indagata – come si legge nell’ordinanza del Gip Giuseppe Colazingari – “inserisce nell’ufficio tecnico la propria sorella, Cristina Camaschella” (che è, invece, tra gli oltre venti indagati). A quel punto, è la convinzione degli inquirenti, “Appaltolandia” entra in azione ed esprime la sua “creatività amministrativa” su almeno sei gare, tra le quali anche i procedimenti per le scuole medie di Crétaz.
Inoltre, Chiavazza, nello “strumentalizzare il proprio ufficio” (a beneficio, in particolare, dei titolari della “EdilVu” di Challand-Saint-Victor, Ivan Vuillermin, Loreno Vuillermin e Renza Dondeynaz, tutti e tre ai “domiciliari”), avrebbe percepito oltre 70mila euro, riuscendo anche a “lavarli” in buona parte attraverso fatturazioni, per prestazioni inesistenti, attuate proprio dalla società in cui il segretario comunale gli aveva contestato la partecipazione, la “CMP immobiliare Srl”. La ditta, nell’inchiesta coordinata dal pm Luca Ceccanti, avrebbe avuto attività limitata a quelle presunte operazioni, risultando “funzionale alla percezione di illecite remunerazioni”.
Valtournenche cambia marcia
Il castello di carte inizia a crollare con l’arrivo del commissario Sara Bordet in comune, dopo le dimissioni di Deborah Camaschella. In una intercettazione, si sente Loreno Vuillermin chiedere “allora lavoro non me ne portate più voi… con il commissario…”, con Chiavazza che gli risponde “mmh, no, per i prossimi 5 mesi mi dispiace… ma zero di zero…”.
Dopodiché, nel maggio 2018, la fusciacca va a Jean-Antoine Maquignaz, che non ha la stessa stima verso il tecnico del Sindaco precedente e non lo conferma nell’incarico. Al pm, che lo sente in merito, riferisce che “molti dipendenti del Comune”, dopo “che sono stato eletto, mi hanno detto che ‘Chiavazza era ‘sporco’ e che era un ‘bandito’ e di fare molta attenzione a lui’”. Peraltro, aggiunge il neo-sindaco, il funzionario e Cristina Camaschella “dominavano tutto l’ufficio tecnico, con atteggiamento di potere su tutti i dipendenti”.
Gli “anticorpi di legalità”
Per effetto della decisione di Maquignaz, stando all’ordinanza, “Appaltolandia” abbassa la serranda a Valtournenche. Quanto a Chiavazza, “posto che Deborah Camaschella aveva deciso di candidarsi” alle regionali del 2018 “e non già per la carica di Sindaco”, non si perde d’animo e cerca di intessere dei contatti per “tentare un proprio trasferimento verso il Consorzio” Bim, che ha come scopo istituzionale la “riscossione dei sovracanoni dovuti dai concessionari di grandi derivazioni d’acqua per produzione di energia idroelettrica”.
Fino a ieri, quando i Carabinieri hanno suonato alla sua porta di buon ora, con in mano un’ordinanza di custodia cautelare, per chiedergli conto della “creatività amministrativa” cui, oltre a Cristina Machet, altri dipendenti comunali ora definiti “anticorpi di legalità” dagli inquirenti (tra i quali uno che ha raccontato di aver preso parte ad un “sorteggio” per l’invito di ditte, in cui Chiavazza di fatto non avrebbe nemmeno inserito i biglietti in una scatola chiusa), avevano tentato di opporsi. Invano.