Raggira il parroco di Montjovet, condannato a 10 mesi

20 Giugno 2019

Dieci mesi di reclusione e 300 euro di multa sono stati inflitti dal giudice monocratico Maurizio D’Abrusco a Luigi Manzato, 58enne residente a Casale Monferrato (Alessandria), ritenendolo colpevole di aver raggirato l’anziano parroco di Montjovet ed ottenuto indebitamente del denaro da lui, nel settembre 2017.

L’accusa era rappresentata dal pm Carlo Introvigne, che nella sua requisitoria aveva avanzato la richiesta di pena poi accolta dal giudice. Ad indagare erano stati i Carabinieri della Compagnia di Châtillon/Saint-Vincent. Secondo la loro ricostruzione, Manzato (arrestato nell’aprile 2018 e liberato nell’estate dello stesso anno), si era rivolto al parroco due volte, cercando di convincerlo a far del bene nei confronti di persone bisognose, che in realtà non erano altri, per i militari, che lui stesso.

In entrambe le occasioni, ci sarebbe stato un contatto preventivo, in cui – spacciandosi una volta per un medico dell’ambulatorio di Verrès e, l’altra, per l’addetto di un’associazione benefica – era stato segnalato l’imminente arrivo in parrocchia di individui in cerca di aiuto. A far visita al parroco sarebbero stati, la prima volta, Manzato in persona, sostenendo di essere ammalato e di doversi sottoporre a terapie particolari e costose e, la seconda, una donna chiamata ad affrontare un costoso intervento chirurgico in Svizzera.

A costoro, il parroco ha consegnato due assegni, uno da 600 e l’altro da 700 euro. L’imputato, nel presentarli all’incasso, li avrebbe anche falsificati, aggiungendo delle cifre accanto a quelle scritte dal sacerdote e trasformandoli, rispettivamente, in titoli da 1.600 e 2.700 euro. In una delle precedenti udienze, tramite il suo legale, Manzato aveva avviato un risarcimento a favore del sacerdote, che a quanto si apprende sta proseguendo ed è stato considerato per il riconoscimento delle attenuanti.

Co-imputata, per alcune delle accuse, era Lidia Atteritano, 58enne di origini calabresi, che ha scelto la strada della “messa alla prova”, una modalità alternativa di estinzione del reato attraverso un programma di lavori di pubblica utilità, con prestazioni gratuite a favore della collettività.

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