Resti sul Miage, il Dna conferma: sono di due dispersi dal 1992

10 Ottobre 2018

L’esame del Dna ha posto fine ad un altro mistero legato ai resti umani ritrovati su una delle principali cime della Valle. Parliamo di quelli restituiti dai ghiacci il 24 agosto 2017 sul Miage, nel massiccio del Monte Bianco. Dalle analisi è giunta la conferma alle indicazioni raccolte dal Sagf della Guardia di finanza di Entrèves durante le indagini: quelle ossa sono del tedesco Frank Christian Bar, nato nel 1972, e del suo coetaneo turco Asan Tarin.

I due giovani alpinisti avevano affrontato l’ascensione ai 4810 metri della vetta partendo da Chamonix. Erano considerati dispersi dal giugno 1992, dopo che la loro impresa alpinistica si era trasformata in tragedia a causa del maltempo. È plausibile che la loro caduta sia avvenuta sul ghiacciaio del Dome, che confluisce in quello ove un alpinista francese ha notato i resti, e che proprio il movimento naturale della cortina glaciale li abbia condotti più in basso.

Assieme alle ossa era stato rinvenuto del materiale alpinistico risalente all’inizio degli anni novanta (un paio di occhiali, degli scarponi “Koflach” e dei sacchi a pelo), assieme ad una carta d’identità tedesca. Proprio quest’ultima, malgrado l’intestatario non comparisse negli elenchi dei dispersi, aveva consentito agli uomini comandati dal maresciallo Delfino Viglione di rintracciare la madre del disperso, che aveva spiegato come il figlio fosse in compagnia di un giovane di nazionalità turca.

Ora, dalla genetica giunge la conferma definitiva, che chiude il caso e restituisce ai rispettivi parenti la risposta al mancato ritorno a casa dei loro cari. Un finale ampiamente suggerito dalla logica, ma rimasto di fatto in sospeso per sedici anni e che le temperature record di un’estate in grado di far arretrare i ghiacci perenni hanno facilitato. I resti di Asan sono tornati nel suo Paese natale, mentre quelli di Bar sono stati cremati prima del rientro in Germania.

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