Ritenute del Casinò, fascicolo innescato da segnalazione Agenzia delle entrate
Alla base della nuova vicenda giudiziaria che avviluppa il Casinò da oggi, con l’iscrizione nel registro degli indagati per omesso versamento di ritenute dell’amministratore unico Filippo Rolando (61 anni, residente nel milanese), c’è una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate. È del 20 febbraio di quest’anno e riguarda il “Modello 770” della Casa da gioco di Saint-Vincent, quello cui sono obbligate le aziende che erogano stipendi e compensi. Il contenuto è ripreso dal Gip Giuseppe Colazingari, nel decreto di sequestro preventivo eseguito nelle scorse ore dalla Guardia di finanza.
A fronte della dichiarazione presentata al fisco il 30 ottobre 2018, sottoscritta da Rolando in ragione della sua carica – si legge – “la somma di 1.210.000 euro, corrispondente a ritenute alla fonte certificate relative ad emolumenti erogati nell’anno d’imposta 2017, non è stata versata entro il termine” per il deposito del modello. Accertamenti vengono svolti in seguito dalla Procura, sentendo un funzionario dell’Agenzia: emerge che “al 25 marzo 2019 la società non ha adempiuto al proprio debito con l’Erario”.
Per il Gip, posto che la contestazione di “omesso versamento di ritenute certificate” (prevista da un decreto legge del 2000 in materia di reati tributari) “ha natura e carattere istantaneo e grava sull’amministratore e non sull’ente da lui amministrato”, è “quindi evidente la configurabilità del delitto” ipotizzato dal pm Luca Ceccanti.
Riguardo all’attuale situazione della Casa da gioco, il giudice annota che “non vale ad escludere il fumus del reato la circostanza che la società amministrata dall’indagato abbia presentato domanda per l’ammissione al concordato preventivo, procedura che è stata recentemente dichiarata aperta”. Il Gip Colazingari richiama, in proposito, un pronunciamento della Suprema Corte.
Secondo tale interpretazione, “è configurabile causa di giustificazione” solo se “i provvedimenti che impongono il dovere di non adempiere all’obbligo tributario” (leggi l’ammissione al concordato preventivo, o un provvedimento del Tribunale volto a vietare il pagamento di crediti anteriori) siano “intervenuti prima della scadenza di tale obbligo e, dunque, non siano successivi alla consumazione del reato”.
Applicando tale principio al caso specifico, con il “semaforo verde” alla domanda di concordato giunto dai giudici il 13 novembre 2018, “non può non osservarsi” – conclude il Gip – “come la dichiarazione di apertura della procedura concorsuale sia avvenuta ben oltre il termine per il versamento delle ritenute certificate” e “la condotta dell’indagato è pertanto pienamente riconducibile alla fattispecie prevista dalla norma incriminatrice”.
Valutazione che fa scattare la disposizione del sequestro preventivo di depositi, beni mobili e immobili della “Casinò de la Vallée” Spa, per il totale della cifra ritenuta oggetto del reato (ai fini dell’eventuale confisca, sulla base degli esiti del procedimento che seguirà). Il decreto del Tribunale – dopo essere stato notificato a Rolando nella mattinata di oggi, martedì 16 aprile – è stato eseguito dalle “Fiamme Gialle” del Gruppo Aosta, comandate dal tenente colonnello Francesco Caracciolo, che hanno reperito l’importo richiesto sui conti correnti della Casa da gioco.