Sequestri della Corte dei conti: dalla Procura semaforo verde a sbloccare gli importi “vitali”
E’ finita senza una decisione definitiva, dopo meno di due ore di discussione, l’udienza alla Corte dei Conti sul decreto di sequestro conservativo ordinato nei confronti di ventuno consiglieri regionali, in carica ed ex, coinvolti nell’inchiesta contabile sul casinò. Alcuni dei “terzi”, cioè amministrazioni, enti o datori di lavoro cui l’atto ha imposto il blocco (soprattutto su indennità e stipendi), non si sono presentati oggi davanti al giudice Alessandra Olessina, o non hanno comunicato in tempo utile, la consistenza del credito interessato dalla misura.
Sarà quindi necessaria un’altra udienza per dire se il provvedimento che sigilla 151 immobili e 81 conti correnti sarà confermato, modificato o revocato, ma la discussione di oggi ha portato al raggiungimento, tra Procura e legali dei convenuti in giudizio, di un accordo. Nella sintesi fatta al termine della Camera di consiglio dall’avvocato Carlo Emanuele Gallo, prevede di non mantenere “il sequestro sugli importi che sono vitali per i singoli”. Si tratta, in pratica, delle somme “impignorabili e insequestrabili delle indennità, degli stipendi, degli emolumenti derivati dai vitalizi”, sulle quali “sarà pignorato soltanto il quinto”. L’intesa, ha continuato il legale, include “la liberazione del 50% dei conti cointestati” e totale, o in misura da definire, di quelli “utilizzati per attività diverse, imprenditoriali e professionali”, perché questi ultimi “devono poter essere movimentati”.
Per parte sua, il procuratore Roberto Rizzi, all’uscita dall’udienza ha parlato di “aggiustamenti tecnici, ordinari provvedimenti di manutenzione indispensabili dopo l’esecuzione del sequestro”, considerando che "i nostri poteri d'indagine ci consentono di arrivare fino a un certo punto, ma soltanto dopo" l'attuazione del decreto "riusciamo a sapere esattamente la situazione qual è e quindi i provvedimenti adottati sono provvedimenti consequenziali". Ha inoltre sottolineato di essersi “limitato a dare la disponibilità per le misure ‘in bonam partem’ che non erano contestate e che avevano fondamento in una precisa disponibilità di legge”. L’intesa verrà formalizzata con lo scioglimento della riserva da parte del giudice Olessina e nel frattempo, ha ribadito Rizzi, il provvedimento di sequestro resta in vigore.
Al di là dell’accordo, – ha fatto notare l’avvocato Gallo – il magistrato che ha presieduto l’udienza si è riservato anche “di affrontare tutti gli altri temi che abbiamo posto, cioè la sussistenza della giurisdizione” e “la possibilità di sindacare scelte che derivano direttamente dalla legge”. Per le difese, l’esito di stamane non è una conquista, perché “avremmo preferito che” il magistrato “provvedesse oggi su tutto”, visto che “siamo convinti di avere ottime armi per la difesa dei nostri clienti, e di far venire meno i sequestri”.
“Purtroppo – ha continuato – questo non è stato possibile e abbiamo ottenuto, con il consenso del Procuratore che è stato estremamente collaborativo, un ottimo risultato”. La prossima udienza non è stata ancora fissata, ma – conclude Gallo – “ci è stato detto che sarà entro il mese di aprile, probabilmente alla fine del mese, perché tante questioni sono state sollevate”. L’appuntamento per la discussione del merito della questione, che ruota attorno ad un presunto danno erariale leggermente inferiore ai 140 milioni di euro, derivante secondo la Procura da quattro finanziamenti regionali di pari importo, resta in calendario per il 27 giugno prossimo.