“Shit storm” social sulle condizioni di un cane in Valle: un processo a Varese
Un processo che, in qualche modo, è segno dei tempi in cui viviamo. E’ quello in corso dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Varese, Alessandra Sagone. La vicenda risale al 2021 e ha origine dal post Facebook di una varesina che, durante una vacanza in Valle – per la precisione a Châtillon – nota un cane tenuto sul balcone di un’abitazione dinanzi al suo luogo di soggiorno.
Fotografa la situazione, temendo che l’animale non stia bene, e spedisce le immagini alla polizia locale del paese. Una volta tornata a casa, a Varese, fa un post con foto dell’abitazione, indicando anche l’indirizzo del luogo ed invitando ad inviare una mail al comando della Polizia locale. Il risultato, come quasi sempre quando si fa leva sul “ventre molle” dei social, è una “shit-storm” non indifferente.
Messaggi, telefonate, mail alla Polizia locale e ai Carabinieri, da tutta Italia, per segnalare ciò che per chiunque era reato. Quando gli agenti municipali organizzano un sopralluogo a casa della residente, però, trovano il cane in ottime condizioni di salute. Lei spiega che Utah (questo il nome dell’incrocio tra un border collie e un pastore, le cui foto hanno fatto il giro del Paese) veniva tenuto sul balcone (dov’era comunque libero di entrare e uscire) per problemi gastrointestinali affinché non mangiasse l’erba del prato del giardino.
La misura, per la giovane padrona del cane, che nel mentre aveva addirittura ricevuto visite di persone che le chiedevano conto del suo comportamento (e, non essendo sui social, non sapeva del post), è colma. Presenta un esposto per diffamazione aggravata alla Procura di Aosta e, per competenza territoriale (all’udienza al Tribunale di Aosta, il difensore eccepisce il fatto che il post fosse stato scritto al rientro in Lombardia), il processo all’autrice del post arriva a Varese.
La donna, assistita dall’avvocata Valeria Fadda, si costituisce parte civile. Nell’udienza di ieri, lunedì 16 aprile, è stato sentito il vice commissario della Polizia locale associata di Châtillon e Saint-Vincent, che ha spiegato come, non appena ricevute le prime mail e segnalazioni, venne organizzato un sopralluogo, che non ha restituito criticità legata alle condizioni dell’animale.
Utah è tutt’ora in vita e ha oggi 8 anni. Secondo la difesa dell’imputata (l’avvocato Vincenzo Toscano), il post su Facebook è stato fatto perché la risposta della polizia locale alla mail con cui la donna denunciava la sofferenza dell’animale è giunta otto giorni dopo la segnalazione: una risposta tempestiva non avrebbe creato allarme sul destino del cane. Il vice commissario sentito a processo, che ha prodotto oltre quattordici mail arrivate al comando, ha parlato in aula di “tempi tecnici”, respingendo tra le righe tale addebito.
Il processo proseguirà il prossimo 12 novembre. “Preciso che il reato che tutti segnalavano – dice l’avvocata Fadda (sostituita in aula dalla collega Elisa Benetazzo) – non c’è mai stato. Il cane è sempre stato tenuto benissimo. Ieri la veterinaria è venuta a testimoniare sulla salute dell’animale ed anche la Polizia locale ha controllato”. Insomma, al di là di come si chiuderà processualmente, l’ennesima vicenda che rimette l’accento sulla necessità di consapevolezza nell’uso dei social.