Sicurezza, nove locali di intrattenimento su dieci non in regola
Come mai questa uscita di sicurezza non si apre? “Aspetti, vado a prendere le chiavi”. È quanto si sono sentiti rispondere, dal gestore di un’affollata discoteca di Cervinia, gli agenti della Divisione Polizia Amministrativa Sociale della Questura. Si erano presentati, assieme a Vigili del fuoco e Unità Sanitaria Locale, per dei controlli mirati ad accertare la sicurezza della clientela. Le ispezioni, iniziate lo scorso dicembre e concluse da poco, hanno riguardato, in cinque diverse tornate, altri nove locali di intrattenimento e spettacolo, in tutta la regione. Il panorama complessivo, presentato ai media oggi, mercoledì 27 febbraio, è giudicato “non edificante”: su dieci, solo un’attività è risultata completamente in regola con le norme di settore.
L’operazione “High Fidelity”, nata anche sulla scorta della tragedia di Corinaldo, vicino Ancona, ha portato a galla violazioni sotto vari profili, per cui sono scattate sanzioni, anche di tipo penale, dell’ammontare complessivo di circa 54mila euro. Di questi, 27mila per illeciti contestati dall’Usl (intervenuta per la sicurezza sul lavoro e la salubrità di alimenti e bevande), 17mila dai Vigili del fuoco (competenti sulle condizioni strutturali dei luoghi d’intrattenimento) e 10mila dalla Questura (occupatasi in particolare dell’incolumità degli avventori). I controlli, anche in periodi di affluenza come quello dei mondiali di snowboard, hanno riguardato locali a Quart, Brissogne, Charvensod, Valtournenche, Courmayeur, Gressan, Ayas e Sarre.
Variegato il ventaglio delle irregolarità. La Polizia, come ha spiegato il vicequestore Francesco Menchiari, a capo della Direzione amministrativa e sociale, ha verificato buttafuori non in regola con i requisiti professionali richiesti (nello stesso luogo, l’anno prima, erano risultati pregiudicati, in una preoccupante recidività), assenza di licenze per il ballo (in un’attività, erano stati semplicemente spostati i tavoli per danzare), lavoratori in nero (un dj aveva tre diverse partite iva, ma non quella per la prestazione che stava svolgendo), somministrazione di alcool a minori e assenza di etil-test (previsti obbligatoriamente per legge). In un caso, un periodo di chiusura è anche stato richiesto al Sindaco del comune.
Agli occhi dei pompieri, ha raccontato il comandante Salvatore Coriale, non sono sfuggiti estintori non revisionati o inefficienti, porte d’emergenza non agibili (una era occultata da un tendone, con sedie davanti), dichiarazioni urbanistiche di inizio attività non depositate, o non rinnovate, nonché una stufa a pellet non a norma. Per l’Usl, rappresentata all’incontro dal dirigente Agostino Roffin, in cinque casi su nove mancava il documento di valutazione del rumore, in uno quello dei rischi, e sempre in cinque la prevista formazione dei lavoratori non era avvenuta adeguatamente. A completare il quadro, un impianto elettrico non a norma, uno non sottoposto a verifiche periodiche e, per due attività, la mancata nomina (o l’aggiornamento) del responsabile della prevenzione.
“I titolari – ha chiuso il vicequestore Menchiari – hanno capito che il nostro non era un opprimente intento sanzionatorio, ma una presa d’atto del fatto che, in quelle condizioni, non si poteva offrire svago. Il nostro intervento a tutela della salute, dei giovani e meno giovani. Sono concetti non derogabili. Non si possono aggirare in alcun modo. Abbiamo verificato queste situazioni, che ci hanno preoccupato. La cosa che ci lascia soddisfatti è che, dopo il nostro intervento, abbiamo ripristinato condizioni regolari, che prima evidentemente non lo erano. Né dal punto di vista della sicurezza fisica, né da quello amministrativo”.