Silenzio e tante lacrime: la Piazza si stringe per salutare Maicol
Una sensazione di incredulità e di irrealtà è scesa su Aosta e su Piazza Chanoux da ormai 24 ore, da quando Maicol Castelnuovo ha perso la vita nel VII Trofeo Città di Aosta.
Nessuno riesce a capacitarsi di quello che è successo, anche perché tutti si sentono coinvolti in prima persona. Una tragedia che sarebbe potuta capitare a chiunque delle centinaia di partecipanti, a maggior ragione se è successa ad un ragazzo di 25 anni, per di più allenato.
Dopo aver deciso l'annullamento del torneo, questa mattina l'organizzazione ha invitato tutti i partecipanti a rendere omaggio a Maicol con un minuto di raccoglimento alle 17.10, proprio nell'ora in cui il portiere del Café du Centre si è accasciato al suolo. La presenza dei due campi in erba sintetica – vuoti – sembrava, in mattinata, fuori luogo, quasi cercassero di impedire di dimenticare. Arrivati in piazza, i toni e gli sguardi sono bassi e mesti, e ovviamente non si parla d'altro. “Che tragedia. È una fatalità, è il destino, c'è poco da fare”, è il succo del discorso che va per la maggiore. C'è chi ricorda, giustamente, che il “torneo in Piazza” doveva essere un divertimento: “Non è possibile, a quest'ora questa doveva essere una grande festa”. Piano piano, le squadre (molte hanno voluto dare un segnale presentandosi in divisa) si sono avvicinate ai portici sotto il Comune, in attesa. Poi le prime due squadre a sfilare verso il campo 2, quello sul lato est di Piazza Chanoux, sono il Café du Centre ed il Kruder – Gelato Pazzo, contro cui Castelnuovo stava giocando, per allinearsi lungo le transenne del terreno di gioco. Gli ultimi ad arrivare sono i membri dell'organizzazione, che si sono abbracciati a centrocampo, insieme al fratello di Maicol, Mattia. Alle 17.10 è proprio lui ad andare a deporre, in lacrime, un mazzo di fiori proprio davanti alla maledetta porta che Castelnuovo stava difendendo. Tutta la piazza si lascia andare a lacrime ed applausi, per poi disperdersi, sempre in silenzio.
Già, perché in queste ore le parole spese non sono mancate. C'è chi sui social si improvvisa esperto di primo soccorso, chi spiega come sono andati i fatti, chi dà la colpa all'ambulanza e chi all'organizzazione, che non avrebbe dovuto far giocare il torneo con questo caldo, dimenticandosi che è da 7 anni che il torneo si svolge con questo caldo. È uno degli istinti umani, quello di cercare una spiegazione (o un colpevole) a cose che non hanno senso, perché quale senso può avere perdere la vita a 25 anni per un torneo di calcetto? Forse, però, in questi casi, l'unica cosa da fare è andare avanti, in silenzio.