Sono un ragazzo e una ragazza stranieri i due alpinisti precipitati sul Cervino
Sono un ragazzo e una ragazza sulla trentina i due alpinisti morti stamattina sul Cervino, per essere precipitati per circa milletrecento metri. La guida che li ha incontrati in vetta ed ha lanciato l'allarme al Soccorso Alpino Valdostano, avendoli visti cadere dalla parete poco dopo aver iniziato la discesa, li ha indicati come stranieri: salutandosi sulla cima, poco prima, non avevano parlato in italiano.
Gli uomini del Sagf della Guardia di finanza non hanno trovato, sui cadaveri, alcun documento e stanno procedendo a contattare le strutture in cui i due potrebbero aver dormito negli ultimi giorni. Il tentativo è però reso complesso dal fatto che la coppia potrebbe avere intrapreso l’ascesa dal versante svizzero, con l’idea della traversata verso l’Italia, senza quindi essere attesa di ritorno. Il periodo è poi di presenza elevata nei rifugi e, per i gestori, può non essere immediato realizzare un mancato rientro.
Con le due di stamane, il conto delle vittime sulla Gran Becca, dalla metà dello scorso giugno, è arrivato a sette: quattro sul versante italiano e tre su quello elvetico, tutte straniere (anche se resta da identificare l’alpinista trovato senza vita sulla cresta dell’Hornli sabato scorso, 13 luglio). Un numero più alto di altre stagioni, dovuto soprattutto – almeno nei primi incidenti – alle condizioni ancora non ottimali per l’alpinismo, a causa della massiccia presenza di neve sulla montagna.
I due alpinisti deceduti oggi sono precipitati dalla Scala Jordan, a 4.400 metri di quota, poco sotto la vetta. Procedevano “in conserva”, cioè uno legato all’altra. Al momento, lo scenario più verosimile, per i finanzieri del Sagf, è che il primo abbia perso l’equilibrio, cadendo e trascinando con sé il compagno. I corpi senza vita sono stati individuati attraverso un sorvolo in elicottero e ricomposti nella camera mortuaria di Cervinia, in attesa di riuscire a dare loro un nome.