“Spy story” dei mobili: nessun reato, ma all’appello mancano dei pezzi
La “spy story alla valdostana” sul prestigioso mobilio in carico al Forte di Bard si chiude, per la Procura di Aosta, senza che siano emersi reati. Il pm Luca Ceccanti, che ha coordinato le indagini effettuate a seguito dell’esposto presentato dal consigliere regionale Stefano Ferrero, ha infatti chiesto al Gip del Tribunale l’archiviazione del fascicolo in merito, relativo ad ipotesi di peculato e ricettazione. Non significa, però, che i cittadini-contribuenti abbiano di che essere (del tutto) sollevati, perché all’appello degli inquirenti manca parte della fornitura iniziale.
I mobili vengono commissionati nel 1999. Un ordine “su misura”, di qualità (includeva anche un mobile con ante dipinte dal compianto designer Franco Balan). Il conto lo paga Finaosta, quindi la collettività: 153 milioni di vecchie lire (formalmente circa 79mila euro oggi, in realtà di più, considerando l’oscillazione del potere d’acquisto negli ultimi vent’anni). Servono come arredi per l’“Espace Vallée d’Aoste” di Parigi, in rue des Capucines (non lontana da place Vendôme), allora “vetrina” di rappresentanza della Regione nella capitale francese.
Là restano fino a fine 2009, quando la sede istituzionale nella “Ville lumière” cambia: venerdì 22 gennaio 2010 apre i battenti la “Maison du Val d’Aoste”, in rue des Deux Boules (piccola parallela di rue de Rivoli, sempre nel cuore parigino). È il momento in cui li prende in carico l’Associazione Forte di Bard, che risulta aver stipulato un contratto con la Tipografia Duc per il loro stoccaggio in Valle. Dalle indagini svolte dall’aliquota della Polizia di Stato della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura non sono emersi documenti di trasporto, né elenchi, né altre forme di inventario relativi al trasferimento dalla Francia all’Italia.
A quanto appurato dagli inquirenti, i mobili sono stati conservati, in un primo tempo, in locali a Pollein, ma a seguito del pericolo di infiltrazioni si è optato per lo spostamento a Saint-Christophe, in un magazzino della Tipografia. Là, a distanza di dieci anni dal rientro in Valle, sono stati ritrovati, ma solo in parte. Rispetto alla “commessa” di vent’anni prima (unico termine di paragone disponibile, per gli inquirenti) risultano infatti “spariti” sette sedie, un tavolo in noce, uno in marmo e due mobili in noce e acciaio.
Nel fascicolo, aperto inizialmente a carico di ignoti, erano state iscritte, con lo sviluppo dell’inchiesta, due persone. La polizia giudiziaria aveva effettuato, nello scorso marzo, anche alcune perquisizioni, risultate però infruttuose. Le indagini sono state condotte celermente, perché visto il tempo trascorso, le ipotesi formulate erano a rischio di prescrizione incombente. Sulla richiesta di archiviazione sarà ora il Gip del Tribunale a doversi esprimere: potrà accoglierla, emettendo il relativo decreto, o meno (caso in cui convocherà un’apposita udienza per decidere).