Stipendi in ritardo e materiali non forniti: pulizie di nome, ma non di fatto
Gli operatori si presentano, ma non dispongono di tutti i materiali per le pulizie di cui la loro ditta si è aggiudicata l’appalto. Morale, pur di vivere la quotidianità lavorativa in condizioni decenti, il personale degli uffici cerca di supplire. Ad esempio, facendo scorte in autonomia di carta igienica. Una scena alla quale nel 2019 si fatica a credere, ma che è realtà, tra l’altro, nei corridoi della Procura di Aosta, luogo legato nell’immaginario collettivo ad occuparsi di “sporcizia” a ben altro livello.
Le ditte incaricate in Valle dei servizi di pulizia del Palazzo di giustizia di via Ollietti, così come delle sedi di Inail ed Inps, sono varie consorziate (tra le quali la “A.ME.F Multiservices Srl”) della “Manital” di Ivrea. Quest’ultima si è aggiudicata gli appalti, esperiti soprattutto tramite Consip, per enti pubblici ed amministrazioni sparsi in tutta la penisola. Una committenza ampia, per far fronte alla quale sono in campo circa 10mila addetti, che lascia immaginare proventi non indifferenti. Eppure, le lamentele dei lavoratori del gruppo sui pagamenti “senza fretta” degli stipendi si susseguono da (almeno) diciotto mesi a questa parte.
“In Valle d’Aosta, – spiega Isabelle Buillet della Filcams-Cgil, dicendo dei diciassette operatori seguiti dalla sua sigla (in tutto, nella regione, sono una settantina) – i ritardi nelle erogazioni sono arrivati sino a trenta giorni” e mancano all’appello le mensilità da giugno e la quattordicesima. La situazione è tale da mettere in ginocchio intere famiglie, anche perché già si tratta di dipendenti “in sofferenza economica, visto il part-time”. Un incontro tra Cgil, Cisl e Uil e azienda, l’ennesimo, si è tenuto lo scorso 8 luglio al Ministero dello sviluppo economico, ma si è concluso senza produrre “soluzioni e condizioni utili a risolvere le gravissime problematiche reiteratamente denunciate” dai sindacati.
“Lo stesso Mise, – aggiungono le organizzazioni dei lavoratori – nella riunione, non è stato in grado di individuare in tempi brevi e certi l’avvio di un tavolo di confronto tra tutti gli autori della vertenza”. Inoltre, i “comportamenti assunti dal Consorzio hanno reso non più credibile un normale confronto tra le parti”. Così, di fronte all’ennesima goccia in un vaso già colmo, ai sindacati non è restato che proclamare, per lo scorso 26 luglio, una giornata di sciopero nazionale dei dipendenti del consorzio e delle consorziate.
L’astensione ha condotto ad una nuova riunione, quattro giorni dopo, al Ministero del Lavoro. In quell’occasione, raccontano i sindacati, il Presidente di “Manital” ha ascritto “alla responsabilità degli enti pubblici, che non pagano regolarmente le fatture, le cause delle proprie difficoltà”. Giustificazioni valutate “parziali e non esaustive” da Cgil, Cisl e Uil, che puntano il dito anche contro “investimenti poco sostenibili”, “diversificazioni delle attività” ed “aumento di emolumenti per il CdA” del gruppo, quali fattori tali da rendere “da crisi conclamata e difficilmente reversibile” lo stato economico dell’impresa.
In Valle, oltre a quelli già menzionati, la crisi interessa pure i lavoratori del gruppo impiegati nelle pulizie degli stabili di Trenitalia. A quanto si apprende, addirittura, in questo caso, la società ferroviaria, visto il ritardo, sarebbe “intervenuta ‘anticipando’ le spettanze”, come spiega Cristina Marchiaro della Filt-Cgil. Ribadendo che, pur senza le forniture di materiali adeguati, i lavoratori mantengono fede al loro accordo contrattuale, i sindacati confermano la prosecuzione di “tutte le iniziative di contrasto, anche legali, utili a vedere riconosciuti i salari e le competenze mancanti”. A livello locale, è stato indetto lo stato di agitazione.
Nel contempo, le organizzazioni di categoria chiedono “il coinvolgimento delle committenze per l’attivazione dei pagamenti in surroga e per l’affidamento ad altre imprese degli appalti oggi in capo” al consorzio “Manital”, nella convinzione che esse “si debbano assumere la responsabilità, prevista anche dalla legge, finalizzata al rispetto delle norme e dei contratti”. L’ultima sollecitazione è dello scorso 1° agosto. Sono passati poco più di venti giorni, forse pochi per dire se la tendenza denunciata sinora sia destinata ad invertirsi. Nel frattempo, la situazione continua ad essere pesante per i lavoratori. Sia quelli che la vivono sulla loro pelle, sia quelli delle sedi dove le pulizie avvengono di nome, ma non di fatto.