Trenino di Cogne, la Regione inizia a recuperare i 6 milioni di euro di “danno”
La Regione va a caccia dei 6 milioni di euro che l'ingegnere Alberto Devoti deve all'Amministrazione regionale, a seguito della sentenza della Terza Sezione Giurisdizionale Centrale di Appello della Corte dei Conti sul trenino di Cogne. Nei mesi scorsi è stata, infatti, avviata una procedura di esecuzione forzata mediante pignoramento dei beni immobili di proprietà dell’ingegnere. E lunedì la Giunta ha affidato un incarico notarile per attestare le risultanze delle visure catastali e dei registri immobiliari degli immobili per procedere poi con la vendita degli stessi.
Devoti, 74 anni, era stato condannato in primo grado al pagamento di 13 milioni di euro, poi dimezzati in secondo grado.
L’Ingegnere era stato scelto dalla Regione nel 1985 come progettista e direttore di lavori e professionista incaricato dalle realizzazione delle opere. Nel 2006, in previsione dell’apertura della tranvia, la Regione aveva anche stipulato con la Pila Spa un contratto, per la gestione della stessa, la cui attivazione sarebbe stata possibile solo dopo, la consegna del materiale rotabile, l’effettuazione dei collaudi e l’ottenimento dell’autorizzazione all’esercizio.
Nell’ottobre 2007 la Pila Spa aveva però trasmesso alla Regione una relazione nella quale erano evidenziati una serie di problemi relativi allo stato dei binari, al distacco di materiale di rivestimento della galleria denominata del Drinc ed alla messa in servizio del materiale rotabile. La Giunta regionale aveva quindi deciso di nominare una Commissione di valutazione per fare luce sulle problematiche della tranvia. I tecnici incaricati dall'amministrazione regionale nel settembre del 2008 confermarono le criticità sul progetto e sulle opere, già in parte evidenziate dalla Pila Spa. In totale la Regione, in più di 20 anni, spese per la realizzazione della tranvia Cogne – Charemoz – Plan Praz, 29 milioni e 339 mila euro.
Soldi che secondo la Corte dei Conti risultano “ingiustificati e costituiscono danno”. I giudici di secondo grado hanno però ritenuto necessario rivalutare il danno erariale “per l'impossibilità di commisurare in maniera dettagliata la parte di danno imputabile al Devoti stante la partecipazione di altri soggetti che hanno concorso causalmente alla sua produzione (Regione, Ministero delle infrastrutture, ditte private).”