Truffa Superbonus, nuovo sequestro da 5,3 milioni della Guardia di finanza
Dopo quello dello scorso aprile, un nuovo sequestro – per oltre 5,3 milioni di euro – è stato eseguito dalla Guardia di finanza oggi, venerdì 26 luglio, nell’ambito delle indagini su una presunta truffa sul Superbonus 110%. Sono due i provvedimenti cui i militari del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria delle “Fiamme gialle” hanno dato esecuzione.
Il primo, emesso dal GIP del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica, ha un ammontare di oltre 4,7 milioni di euro. E’ stato emesso nei confronti di due società, in relazione a crediti fiscali ritenuti fittiziamente maturati (quindi, per operazioni inesistenti, relative a lavori edili non realizzati o comunque non corrispondenti a quanto indicato sulle fatture emesse od asseverato nel ciclo dei lavori). Una di queste è un’impresa del torinese, la San Marchese ’95 Sas, che era già stata interessata dal sequestro di aprile.
In particolare, dalle indagini, è stato ipotizzato – a livello indiziario – che successivamente all’esecuzione della precedente misura, la società avesse proceduto allo storno di parte delle fatture già oggetto di contestazione, per poi riemetterle, nei confronti degli stessi condomini committenti e per importi inferiori. In questo modo, sottolineano le “Fiamme gialle”, sarebbe stato generato “un nuovo credito di imposta per un ammontare di euro 765mila circa, oggetto dell’odierno provvedimento di sequestro” (avvenuto nei “cassetti fiscali” dei singoli condomini degli stabili destinatari dei lavori contestati).
L’altra “fetta” di crediti che, secondo gli inquirenti, sarebbero illegittimi consegue al coinvolgimento nell’inchiesta di una società di costruzioni con sede a Pollein, la Generali Sorace Costruzioni Srl. Per i finanzieri, la “regia” messa a fuoco da questo filone delle investigazioni è un architetto iscritto all’Albo di Aosta, Cristian Facchini, già individuato in occasione della precedente misura, che avrebbe asseverato pratiche edilizie relative a tre condomini situati in Valle (due ad Aosta e uno a Saint-Christophe), trasmettendole all’apposito portale Enea, al fine di legittimare formalmente la genesi dei crediti.
Secondo la ricostruzione investigativa, l’impresa valdostana, emettendo le fatture – con applicazione dello sconto integrale ai clienti, per opere non eseguite – avrebbe generato crediti fiscali fraudolenti per oltre 4,2 milioni di euro. 255 mila risultano essere già stati utilizzati in compensazione del credito d’imposta.
Dell’importo restante, cioè 3,95 milioni di euro, 730mila euro sono stati ceduti a due società terze (al momento considerate essere in buona fede ed alle quali è stato notificato il provvedimento di sequestro), mentre circa 3,22 milioni di euro sono risultati, spiegano dal Comando territoriale della Guardia di finanza, “essere ancora a disposizione della società che ha emesso le fatture e pertanto sottoposta a vincolo giudiziario”.
Il decreto di sequestro dei proventi, la seconda misura odierna, per un totale di circa 655mila euro, riguarda invece 400mila euro che la società di costruzioni torinese ha ottenuto vendendo parte dei crediti maturati (per l’inchiesta, fraudolentemente) ad una società di trasporti di Bra (Cuneo), la Germanetti Srl, già emersa nell’operazione di aprile, e i 255 mila euro portati in compensazione dall’impresa di costruzioni valdostana.
Complessivamente, l’indagine vede coinvolte sei persone (l’architetto Cristian Facchini, il commercialista Michele Massimo Donato Monteleone, le persone ritenute di diritto e di fatto amministratori della San Marchese ’95, Damiano Calosso e Luca Simeone, e i due amministratori della Generali Sorace Costruzioni, i fratelli Diego e Simone Sorace) e due soggetti giuridici. Le ipotesi di reato, contestate a vario titolo, sono l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni di privati, la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, il riciclaggio, l’autoriciclaggio, le false asseverazioni e le indebite compensazioni di crediti d’imposta.
Le verifiche svolte dai militari, sottolinea la Guardia di finanza, sono state rese possibili grazie alla proficua collaborazione della locale Agenzia delle Entrate. Le misure cautelari eseguite tra aprile ed oggi hanno lo scopo di “proteggere” le disponibilità economiche oggetto di verifiche, congelandole ed evitando l’aggravamento delle conseguenze del reato ipotizzato (nonché la commissione di nuovi reati), in vista dell’accertamento delle responsabilità contestate ai singoli, attraverso la successiva fase processuale.
Truffa superbonus: sequestrati crediti fiscali per 1,9 milioni di euro
11 Aprile 2024 – Ore 11.26
di Nathalie Grange
Quei lavori pagati ma mai eseguiti, per i quali i condòmini della palazzina di Via Stevenin 15 ad Aosta si sono rivolti alla Procura hanno acceso un faro sulla “presunta sussistenza di un’associazione a delinquere” operante nel territorio valdostano. Nell’ambito delle indagini dirette da via Ollietti, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Aosta ha eseguito, nella mattinata di oggi, un decreto di sequestro preventivo per un ammontare di oltre 1,9 milioni di euro, in relazione a crediti fiscali fittiziamente maturati sul Superbonus 110 per quattro stabili ad Aosta. Oltre a quello in Via Stevenin, sono coinvolti i condomini Avondo 1, Delta e Clavon.
Secondo i militari un architetto di Aosta Cristian Facchini, un commercialista di Torino con attività nel capoluogo regionale Michele Massimo Donato Monteleone “si sarebbero associati con gli amministratori di diritto e di fatto di una società di costruzioni di Torino ( la San Marchese ’95 SAS di Damiano Calosso) con funzioni di general contractor, per perpetrare i reati di truffa ai danni di privati, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di riciclaggio, autoriciclaggio, di false asseverazioni e indebite compensazioni di crediti di imposta”.
A trovare i clienti interessati ad interventi del Superbonus 110 sarebbe stato, in base a quanto ricostruito dalla Finanza, l’architetto, offrendosi di curare l’iter amministrativo e suggerendo l’impresa che avrebbe effettuato i lavori. Lo stesso avrebbe rivestito nella vicenda diversi ruoli: direttore dei lavori, responsabile della sicurezza e tecnico asseveratore.
“Le asseverazioni, secondo quanto risulterebbe, avrebbero falsamente attestato l’esecuzione di uno stato di avanzamento dei lavori non corrispondente allo stato dei fatti, e sarebbero state successivamente trasmesse ad ENEA” spiega una nota del comando Guardia di finanza di Aosta. Ad apporre i visti di conformità che legittimavano l’esistenza dei crediti di imposta, curando la trasmissione all’Agenzia delle Entrate unitamente alla comunicazione della cessione dei crediti dai condòmini al general contractor sarebbe invece stato il commercialista. Le fatture venivano invece, secondo l’ipotesi investigativa, emesse dagli impresari torinesi, aprendo così l’iter di generazione dei crediti, conclusosi con la cessione ad una società terza corrente in Bra (CN).
“Le verifiche eseguite dai militari sono stati rese possibili anche grazie alla collaborazione della locale Agenzia delle Entrate che ha fornito un apporto documentale fondamentale per il buon esito delle attività” conclude la nota della Guardia di Finanza.
I crediti sequestrati riguardano due aziende: 1,5 milioni di euro circa sono quelli presenti nel cassetto fiscale della San Marchese ’95 SAS e 500 mila euro in quello della Germanetti srl di Bra, società che aveva acquistato i crediti.
Superbonus: lavori pagati e mai eseguiti, i condomini denunciano in Procura
di Nathalie Grange
Da opportunità a incubo: per una palazzina in Via Stevenin ad Aosta il superbonus si è trasformato nella principale causa di notti insonni e ansie quotidiane. I 12 condomini dello stabile oggi stanno vivendo con i ponteggi montati, i lavori mai veramente partiti e, a gennaio 2024, hanno scoperto nel loro cassetto fiscale un debito con l’Agenzia delle Entrate, che, tenuto conto delle sanzioni, supera i 900 mila euro, 80mila circa a famiglia. “La situazione è molto grave, alcune famiglie stanno rischiando la casa, per non parlare della salute” spiega Claudio Antonin che ha preso in mano la gestione dello stabile quando la situazione era già disperata e in seguito alle dimissioni dell’amministratore precedente.
Come è potuto accedere? A novembre 2022 il condominio delibera di accedere al superbonus e successivamente si affida ad una ditta torinese per la realizzazione dei lavori di riqualificazione energetica del palazzo: cappotto, installazione di pompa di calore, rifacimento e predisposizione del tetto per l’installazione dei pannelli fotovoltaici. Fine lavori pattuita: 31 dicembre 2023, termine ultimo per godere dell’incentivo al 110%, che dal 2024 è sceso al 70%. Il costo dell’operazione è di 1 milione e mezzo di euro circa, interamente pagato con il meccanismo della cessione del credito, in teoria quindi “a costo zero” per i proprietari.
I lavori però non partono: ad agosto 2023 vengono solo montati i ponteggi e fatte alcune piccole demolizioni di alcune spallette dei muri. Per il resto tutto fermo, con grande preoccupazione dei condomini, acuita dal fatto che, nel mentre, l’amministratore dello stabile si dimette.
A gennaio 2024 la doccia fredda: recandosi all’Agenzia delle Entrate i condomini scoprono che la ditta esecutrice, a luglio 2023, ha emesso una fattura di acconto di 450mila euro pagata con la cessione del loro credito fiscale, mai formalmente autorizzato. Nonostante gli interventi edilizi non siano stati effettuati il direttore dei lavori e un fiscalista li hanno asseverati, un termine tecnico che significa che ne hanno certificato l’esecuzione, procedura indispensabile per consentire la cessione e quindi il pagamento della fattura. “Qui siamo dinanzi ad una frode e non ad un errore, qualcuno lo ha fatto intenzionalmente” spiega l’attuale amministratore Claudio Antonin che si è fatto parte attiva per la denuncia alla Procura presentata a febbraio 2024 dall’avvocato Orlando Navarra. Ora la palla è in mano ai magistrati che dovranno accertare le responsabilità.
Nel frattempo, i condomini rimangono in un cul de sac: dovranno decidere se proseguire i lavori con un incentivo più basso, il 70%, che richiede comunque l’esborso da parte loro di 300 mila euro circa e si ritrovano comunque un contenzioso aperto con l’Agenzia delle Entrate che, a fronte dell’accertamento dei lavori non eseguiti, si rivale sui contribuenti. “Purtroppo non credo che questo sia un caso isolato, è necessario aumentare la soglia di attenzione” commenta l’avvocato Navarra. “Per avere la certezza che dinanzi a lavori non terminati non ci sia odore di illeciti o truffe il condominio dovrebbe recarsi all’Agenzia delle Entrate e fare un monitoraggio della piattaforma di cessione del credito”.