Una perizia per stabilire se lo psichiatra Bonetti potrà essere processato in appello

10 Febbraio 2021

Sarà una perizia a stabilire se lo psichiatra Marco Bonetti può affrontare il processo di secondo grado per le imputazioni che il 12 aprile 2018 gli erano costate una condanna a 10 anni e 8 mesi di reclusione da parte del Tribunale di Aosta, o se – come sostenuto dalla sua difesa – non è in grado di stare in giudizio, per sopraggiunti motivi di salute. L’esame sull’imputato è stato disposto dai giudici della Corte d’Appello nell’udienza di ieri, martedì 9 febbraio, a seguito di un “braccio di ferro” tra le parti proseguito per qualche udienza.

A seguito dell’istanza dei legali del dottore, gli avvocati Massimo Balì e Jacques Fosson, una prima perizia era infatti già stata disposta, affidata ad uno specialista. Si era conclusa propendendo per l’incapacità di Bonetti di sostenere il procedimento, ma l’accusa – il sostituto pg Giancarlo Avenati Bassi – ne ha contestato l’esito, richiedendo un nuovo esame, da assegnare però ad un collegio di periti e non ad un singolo. Richiesta sulla quale la Corte si era riservata la decisione.

Nel frattempo, il rappresentante della Procura generale ha compiuto (e poi chiesto di produrre) una serie di attività d’indagine (sentendo anche professionisti aostani ed effettuando altri accertamenti) mirate ad evidenziare presunte contraddizioni tra il contenuto della prima consulenza e la reale condizione dell’imputato. La richiesta di depositare i nuovi atti inquirenti, cui si è associato l’avvocato Corrado Bellora (che tutela l’azienda Usl, di cui l’imputato era dipendente all’epoca dei fatti contestati), ha trovato l’opposizione della difesa Bonetti.

Il Tribunale ha però infine ammesso la richiesta di una ulteriore perizia, assegnandola stavolta ad un “pool” di tre specialisti. L’udienza è stata così rinviata al prossimo mese di maggio per la valutazione delle conclusioni e la decisione sul proseguimento del processo. Tra le accuse per cui Bonetti era stato anche arrestato nel marzo 2017, quando era il “numero due” del reparto di psichiatria dell’Usl, la violenza sessuale ai danni di alcune pazienti, la cessione di stupefacenti (dei medicinali) ad una donna rivoltasi a lui, truffa, peculato e falso per documentazione medica “addomesticata” richiestagli.

Parte delle imputazioni erano frutto delle immagini di una telecamera nascosta dalla Guardia di finanza negli ambulatori in cui il dottore riceveva. Da alcuni degli episodi contestati, l’imputato era stato scagionato in primo grado (il pm Luca Ceccanti aveva chiesto per lui 11 anni e 4 mesi di carcere nel giudizio aostano, poco più di quanto comminatogli). Assieme a Bonetti, nel processo in Corte d’Appello sono coinvolti anche alcuni suoi allora pazienti, che secondo gli inquirenti gli avevano consegnato dei soldi affinché rilasciasse loro certificati con diagnosi “compiacenti”. Per loro, il giudizio continuerà autonomamente.

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