Verrès, ex amministratori e tecnici assolti dalla Corte dei conti: “hanno perseguito un beneficio”
Secondo la Procura regionale della Corte dei conti, sei ex amministratori di Verrès della legislatura 2005-2010, oltre all’allora segretario comunale e al funzionario dell’ufficio tecnico, avevano eluso le procedure di selezione di un professionista e, per questo motivo, erano stati chiamati in giudizio, a rispondere di un’ipotesi di danno erariale da 14.609 Euro. Per il collegio giudicante dell’udienza dello scorso 22 marzo, che li ha assolti, “i convenuti hanno agito sulla base di una previsione, afferente alla probabilità di poter acquisire un beneficio”. Non solo, “tale previsione è stata, con ogni evidenza, formulata ragionevolmente, dal momento che è stata poi confermata dai fatti, e si è effettivamente realizzata”.
Da questa considerazione, la conclusione, nella sentenza pubblicata lo scorso 18 maggio, che “non appare ricorrere l’elemento soggettivo della colpa grave, la cui sussistenza (o quella del dolo) è condizione necessaria perché venga pronunciata condanna per danno erariale” e, di conseguenza, l’assoluzione per Piero Prola e Piera Squinobal (sindaci in quel periodo), Egle Braido, Susy Vallino, Alessandro Rossi e Silvio Perruchon (allora assessori), oltre al già segretario Giorgio Barone e al tecnico Fabrizio Neyvoz.
La vicenda riguardava l’ampliamento delle scuole dell’infanzia del paese, deciso dal Consiglio comunale nel febbraio 2006, con una delibera sulla base della quale la Giunta aveva affidato successivamente la progettazione, per un importo di circa 180mila euro. Lo stato finale dei lavori, tuttavia, aveva raggiunto 873mila euro con sei varianti e l’accusa mossa dal procuratore Roberto Rizzi (attivatosi “a seguito di denuncia da parte di alcuni consiglieri comunali e dei successivi accertamenti da parte della Guardia di Finanza”) era il mancato ricorso dell’amministrazione a “procedure maggiormente concorrenziali per la scelta del professionista cui assegnare il progetto”, visto che il nuovo importo superava la soglia prevista per la tipologia di affidamento operato.
Secondo il collegio giudicante (composto dal presidente della sezione giurisdizionale Pio Silvestri e dai magistrati Paolo Cominelli ed Eugenio Musumeci), amministratori e funzionari “hanno agito palesemente nella prospettiva di acquisire un beneficio, consistente nell’accesso ai finanziamenti a valere sui fondi FoSPI”. Non vi è, peraltro, si legge ancora in sentenza, dubbio che “un ritardo nell’assegnazione del progetto avrebbe implicato il rischio concreto di non concludere la procedura concorsuale in tempo per usufruire del beneficio citato”. Rispetto ai chiamati in giudizio, concludono i magistrati contabili, deve “escludersi che sia ricorsa, nel caso in esame, la colpa grave, ossia la negligenza, l’imperizia, lo scostamento in misura grave da uno standard minimo di diligenza, rapportato ai doveri connessi alle pubbliche funzioni svolte”.