“Vi racconto il ‘corteggiamento’ che mi ha stravolto la vita”

20 Dicembre 2024

Per anni, da ottobre 2022, un’insegnante di Aosta ha ricevuto messaggi, lettere, regali, richieste di incontri, tentativi di approcci da un uomo. Non un uomo qualunque, un esponente delle forze dell’Ordine. Più volte la donna ha respinto, seppur educatamente, le richieste, ha espresso la sua mancanza di interesse, ha provato a dire di no, senza che la situazione cambiasse. Esausta si è rivolta al Questore di Aosta che, il 21 marzo scorso, ha comminato all’uomo il provvedimento dell’ammonimento, una misura di prevenzione di sua competenza che gli intima di astenersi dal commettere ulteriori atti di intrusione nella vita della donna.

Il provvedimento del Questore viene impugnato dall’uomo e arriva al Tar, il Tribunale Amministrativo della Valle d’Aosta che, con la sentenza pubblicata il 17 dicembre scorso lo annulla. Per il collegio giudicante, formato da tre donne, Giuseppina Adamo (presidente), Jessica Bonetto (consigliere, estensore) e Paola Malanetto (consigliere), “i comportamenti dal ricorrente, pur avendo potuto creare imbarazzi o fastidio alla controinteressata […] vanno ritenuti innocui ed inoffensivi”. L’uomo, sempre secondo il Tar, “non ha manifestato alcun intento persecutorio o molesto nei confronti della donna” e si è limitato “ad un corteggiamento, seppur sgradito, mai minaccioso o molesto a tal punto da creare nella donna quello  stato di ansia o di timore per la propria incolumità idoneo a costringerla a cambiare le proprie abitudini di vita come richiesto dall’articolo 612-bis (atti persecutori, ndr) del codice penale“.

Una sentenza, inutile dirlo, che ha fatto e sta facendo discutere in tutta Italia. Noi abbiamo incontrato Francesca, il nome è ovviamente di fantasia, per farci raccontare la sua versione  dei fatti e raccogliere le sue reazioni dopo la sentenza del Tar.

Ma lei si è sentita corteggiata?

C’è stato forse un momento che risale a ottobre 2022, in cui posso essermi sentita corteggiata. Per un attimo, nel primo contatto, forse ancora con il secondo. Dopo no, perché io sono stata molto chiara con lui fin dall’inizio. Non potevo essere scortese, non è nella mia natura, ero comunque l’insegnante delle sue figlie, ma ho detto con chiarezza che non mi interessava. E nonostante questo lui ha continuato e continuato e la situazione è diventata sempre più pesante.

Lei ha esplicitato, e se sì come, il suo disinteresse nei confronti del suo presunto “corteggiatore”?

Si, non possono esserci stati fraintendimenti, la situazione era inequivocabile. Non si è fermato neanche di fronte a un mio messaggio durissimo che risale a giugno 2023. E, per come sono fatta io, mi è sembrato persino eccessivo doverlo fare. “…Stai forzando da mesi una situazione che solo tu vorresti, che solo tu hai il pensiero che potrebbe prima o poi cambiare e diventare ciò che richiedi. Se ti dico che non c’è alcun interesse nei tuoi confronti, devo poter essere ascoltata e accolta” ho scritto. E poi ancoraSono e voglio essere libera di poterti dire di no, non mi interessa, mi dispiace e devo poter sentire maturità dall’altra parte, soprattutto rispetto delle mie scelte. Non sono una donna da conquistare”. Ho sottolineato più e più volte di non sentirmi rispettata, che non stava accettando il mio rifiuto. Io non ho mai accettato di prendere un caffè con questo uomo.

Dopo il messaggio cos’è successo?

Inizialmente mi ha risposto okay, dopo tre giorni di silenzio ha ripreso a scrivermi, accusandomi di trattarlo male. Non ho risposto, ma non c’è stato verso di farlo smettere. È vero non è mai stato volgare, ma manipolatorio sì, accusandomi di non comportarmi bene nei suoi confronti. Questo non può essere un corteggiamento. Io avevo e ho paura.

Come influisce il fatto, mai emerso finora, che stiamo parlando di un esponente delle forze dell’ordine?

Mi fa molto arrabbiare questo doppio trattamento: nessuno ha esplicitato la sua professione ma si sono preoccupati di scrivere che sono insegnante e di specificare altri dettagli che mi rendono riconoscibile in una realtà piccola come quella aostana. Che lui sia un esponente delle forze dell’ordine, che abbia parentele con responsabili delle forze dell’ordine, è un elemento per me significativo che ha aggiunto e aggiunge preoccupazione. L’avevo scritto anche in una testimonianza anonima inviata alla vostra redazione all’indomani dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Il mio timore in primis era di non essere creduta in fase di denuncia. E poi stiamo parlando di un uomo, quindi più prestante di me, in possesso di una pistola. Che gli verrà probabilmente riconsegnata. Non mi sento assolutamente tutelata. La mia preoccupazione era condivisa con tutte le colleghe a scuola che, conoscendo la mia situazione, mi hanno sempre allertato, aiutato e coperto per evitare di farci incontrare.

A febbraio 2024 ha deciso di denunciare. Perché?

Nell’ultima settimana c’è stata un’escalation, la stessa che ha preoccupato anche gli agenti della Questura che hanno accolto la mia denuncia. Già da tempo lo avevo bloccato su tutte le piattaforme. Ma il giorno prima di andare in Questura mi arriva un messaggio della cognata, (che conosco) che mi scrive che lui aveva bisogno di mettersi in contatto con me e non ci riusciva.  Inoltre, pochi giorni prima l’avevo incrociato in una palestra a cui si accede con la prenotazione. Probabilmente è vero, come riportato nella sentenza del Tar, che si è trattato di un primo incontro casuale. Ma poi il pomeriggio stesso lui ha chiesto di spostare il suo appuntamento insistendo per inserirsi nella mia consueta fascia oraria, quella delle 12, inducendo come motivazione la necessità di dover badare alle due figlie al mattino. Le stesse che, però, erano in età scolare. In quei giorni ancora ha portato a mano e imbucato nella cassetta postale di casa mia, abito ad Aosta, ma non in una zona centrale, una sua lettera firmata. Io a quel punto mi sono sentita accerchiata. Da lui, dalla sua famiglia, ho sentito di non avere più scampo.

In questura le hanno creduto?

Si, ho trovato delle persone eccezionali, professionali e preparate, capaci di trattare questi casi delicati.  Hanno acquisito tutto il materiale, i messaggi, mi hanno detto che gli estremi per procedere c’erano tutti: questi fatti andavano avanti da tempo e l’escalation dell’ultima settimana era preoccupante. Hanno preso in mano la situazione, avviando le indagini. Mi hanno anche supportata in tutto il periodo successivo. Se mi fossi sentita ulteriormente in pericolo, mi hanno assicurato, mi avrebbero fatto sparire con i miei figli.  Il giorno dopo, ancora non era stato disposto l’ammonimento e lui era solo indagato, ho ricevuto un messaggio accorato in sua difesa da parte dell’ex-moglie. Sosteneva che fosse un uomo buono, che mi avesse solo corteggiata e che era sufficiente dirgli di no. Io l’avevo fatto, ma non era bastato. Un mese dopo l’avvio dell’indagini è stato disposto l’ammonimento.

Ha modificato la sua vita per paura di incontrarlo?

La mia vita è stata stravolta, non è solo cambiata. Io da quel momento sono stata scortata costantemente, dalla mattina alla sera. Mia madre per un mese ha dormito a casa mia, mi accompagnava al lavoro. Io non ho più guidato la mia macchina, avevo un’auto riconoscibile l’ho venduta. Non sono più andata a piedi a scuola, quello era un momento di respiro per me, per staccare da casa e dal lavoro. Non l’ho avuto più. Ero sempre accompagnata da qualcuno.

Con l’ammonimento le cose sono cambiate?

Io avrei sperato, tra persone civili, che evitasse di venire a scuola a portare la bambina. Erano una rete familiare, si aiutavano, poteva evitare di venire lui, vista la situazione critica. Ma mi rendo conto che non lo potevo chiedere. Invece lui ha assunto quando veniva a scuola degli atteggiamenti poco piacevoli, si soffermava, aspettava prima di andare via. Era un po’ una forzatura rilevata anche dalle colleghe. Poi ha iniziato a cercare il contatto con me attraverso tutti i miei contatti più stretti. Ha chiesto a un mio collega e al referente della palestra di organizzare un incontro con me. Ha anche aperto un nuovo profilo instagram, senza foto, con cui ha chiesto di seguirmi e mi ha scritto un messaggio, nonostante l’ammonimento.

In tutta questa vicenda, si è mai sentita lei quella sbagliata?


In parte sì, in parte credo di aver fatto negli anni percorsi importanti con la psicologa, per questioni personali legate alla gestione dei miei aspetti familiari, che mi hanno aiutata a non colpevolizzarmi. Certo, dopo la sentenza del Tar, per un attimo, mi sono sentita io la pazza.

 Ora cosa pensa di fare?


Io non penso di poter star zitta perché è troppo il potere che è stato messo in campo, è troppa la solitudine che si può vivere in una situazione del genere. Io ho una importante rete intorno fatta di familiari e amici e colleghi, non oso pensare se fossi una donna sola. Io ho paura, ma non posso farmi vincere dalla paura. Come mi dice la mia psicologa l’attività di uno stalker è quella di essere presente nella tua mente anche quando fisicamente non c’è, non si trova in quell’istante di fronte a te, ma si tratta di una presenza latente fatta di messaggi, sguardi, regali che ti fanno sentire in pericolo in ogni momento della giornata. Devo imparare a gestire questa cosa, nonostante la fatica. Certo a quest’uomo verrà presumo riconsegnata una pistola, non è semplice.  Credevo nella giustizia, e tutto sommato ci credo ancora, ma sinceramente provo sulla mia pelle una grandissima delusione e la sensazione che contro certe “situazioni di potere”, io semplice cittadina, ne esco sconfitta e non lo trovo giusto”.

 

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