Viaggi pagati ma mai effettuati, il processo alla “Liberi Tutti Travel” si sposta a Torino
"Speravo in un'altra decisione". Non nasconde il disappunto, al termine dell'udienza di stamattina in Tribunale, uno dei consumatori che, l'anno scorso, avevano pagato un viaggio all'agenzia "Liberi Tutti Travel" di via Chambéry, senza riuscire ad effettuarlo, perché gli uffici avevano chiuso da un giorno all'altro, prima dell'emessione dei biglietti. La decisione assunta dal giudice monocratico, Maurizio D'Abrusco, sposta infatti il processo da Aosta, facendo aumentare lo scetticismo delle vittime.
Chiamati a comparire oggi per reati che includevano la truffa e l'appropriazione indebita erano il presidente e il vicepresidente del Consiglio di Amministrazione della società che gestiva varie agenzie (oltre a quella aostana, altre erano in Piemonte, Lombardia e a Trento), Marco Bocchieri (52 anni, di Milano) e Giuseppe Sergnese (52 anni, di Roma), assieme all'impiegata che lavorava negli uffici di via Chambéry, Patrizia Bonetti (49 anni, di Aosta). I tre erano stati denunciati dalla Polizia, al termine delle indagini seguite alle querele di numerose persone (soprattutto coppie di sposi) mai partite dopo aver versato il dovuto per i "biglietti fantasma".
La difesa di uno dei due amministratori, l'avvocato Giorgio Piazzese, in apertura di udienza ha sollevato un'eccezione di competenza territoriale del Tribunale di Aosta. In sostanza – è stato il ragionamento proposto al magistrato – la chiusura dell'agenzia di Aosta è avvenuta quale conseguenza del fallimento dichiarato dalla società, con sede legale a Torino, con il relativo procedimento instaurato in quella sede, alla quale ricondurre quindi anche tutti i punti sul territorio della "Liberi Tutti Travel". Il giudice D'Abrusco, dopo una breve camera di consiglio, ha accolto l'osservazione, disponendo la trasmissione degli atti relativi ai due imputati al pubblico ministero della procura torinese.
Relativamente alla terza persona chiamata a comparire, sempre in avvio del processo l'avvocato Corrado Bellora, difensore della segretaria dell'agenzia aostana, ha chiesto lo stralcio della posizione della sua assistita, sottolineando che si trattava semplicemente di una dipendente, priva di poteri di operare sul conto corrente della società, se non per versare le quote ricevute dai clienti, espletando cioé le sue mansioni lavorative. Anche in questo caso, il magistrato ha avallato la tesi, assolvendo la donna "per non aver commesso il fatto". "Anche lei è una vittima dei fatti, tanto che deve percepire ancora alcune mensilità di stipendio", ha commentato a margine l'avvocato Bellora.
Uno sviluppo che, appunto, ha lasciato poco soddisfatti coloro che si erano costituiti parte civile nel procedimento. "Si finisce nel 'calderone' di Torino" ha detto sconsolato un ragazzo lasciando l'aula di Tribunale, che ha poi raccontato di aver versato, nello scorso settembre, "circa cinquemila euro, per un viaggio di nozze che non è mai avvenuto".