Violenze sessuali e minacce sulle colleghe: 27enne condannato

11 Dicembre 2019

Sette anni e tre mesi di carcere sono la pena che il Tribunale in composizione collegiale (presidente Eugenio Gramola, giudici a latere Maurizio D’Abrusco e Luca Fadda) ha inflitto oggi, mercoledì 11 dicembre, ad un 27enne italiano imputato di violenza sessuale, porto di armi sul luogo di lavoro, minaccia aggravata e rivelazione di segreti riguardanti un procedimento penale.

L’udienza, con l’accusa rappresentata dal pm Carlo Introvigne, si è protratta per buona parte della giornata. Sono stati ascoltati numerosi testimoni, che hanno deposto a porte chiuse, vista la delicatezza dei fatti emersi dall’inchiesta da cui è scaturito il procedimento. L’uomo, colpito da una misura cautelare (gli arresti domiciliari) durante le indagini è giunto a processo in pochi mesi, a seguito della richiesta di giudizio immediato depositata dalla Procura, motivata dalle evidenze probatorie raccolte.

Secondo quanto appurato dagli inquirenti, sono stati quattro in tutto gli episodi di violenza sessuale di cui l’uomo, operatore in una struttura assistenziale della Valle, si è reso responsabile, nei confronti di tre colleghe (che dovrà risarcire con 20mila euro) e di una ospite (per cui i giudici hanno stabilito un risarcimento da 3mila euro). Sempre ad una delle persone che lavoravano con lui, sarebbero state rivolte le minacce. Alla stessa attitudine è stato ricondotto il porto di armi sul luogo ove era impiegato.

Quanto alla rivelazione di segreti, l’accusa imputava al 27enne di aver svelato l’esistenza, all’interno della struttura, di telecamere finalizzate ad effettuare intercettazioni ambientali. Le stesse erano state disposte sulla base di una delazione dell’imputato – nei confronti delle colleghe persone offese nelle violenze – riguardante presunti maltrattamenti sugli ospiti della struttura, rivelatasi infine infondata.

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