Al Forte di Bard i paesaggi di Henri Cartier-Bresson
Un altro grande fotografo del Novecento è pronto a sbarcare al Forte di Bard. Dal 17 giugno e fino al 21 ottobre il polo culturale valdostano ospiterà la mostra Landscapes realizzata in collaborazione con Magnum Photos International e Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi.
105 immagini in bianco e nero, personalmente selezionate da Henri Cartier-Bresson, scattate tra gli anni Trenta e gli anni Novanta fra Europa, Asia e America.
"Ciascuna fotografia è rappresentazione di quell’‘istante decisivo’ che per l’artista è il “riconoscimento immediato, nella frazione di un secondo, del significato di un fatto e, contemporaneamente, della rigorosa organizzazione della forma che esprime quel fatto”. – spiega una nota – Sebbene in alcune foto compaiano anche delle persone, l’attenzione dell’autore è concentrata in modo particolare sull’ambiente, tanto che si può parlare di Paesaggio della Natura e Paesaggio dell’Uomo".
Le immagini in bianco e nero di colui che è stato denominato l’"occhio del secolo", sono raggruppate per tema: alberi, neve, nebbia, sabbia, tetti, risaie, treni, scale, ombra, pendenze e corsi d'acqua. A proporre una “promenade” tra paesaggi urbani e paesaggi rurali.
Nato nel 1908 a Chenteloup, Seine-et-Marne, Cartier-Bresson fu co-fondatore nel 1947 della celebre agenzia Magnum ed è una figura diventata mitica nella storia della fotografia del Novecento. Dopo gli studi di pittura, la frequentazione degli ambienti surrealisti e dopo l’esperienza in campo cinematografico al fianco di Jean Renoir, nel 1931, in seguito a un viaggio in Africa, decide di dedicarsi completamente alla fotografia.
Da Città del Messico a New York, dall’India di Gandhi alla Cuba di Fidel Castro, dalla Cina ormai comunista all’Unione Sovietica degli anni cinquanta: Henri Cartier-Bresson percorre la storia del secolo breve con la fedele Leica al collo, scegliendo con cura il punto di ripresa, cogliendo il ‘momento decisivo’ e dando vita a immagini ormai entrate nell’immaginario comune e che gli sono valse l’appellativo di ‘occhio del secolo’.