Con “Anto” il rapper Sago affronta il tema dei disturbi mentali
“Anto è il diminutivo di Antonella: è mia zia, soffre da anni di disturbi psichici, oggi vive in una struttura di cura. Sono cresciuto con lei, da bambino era la mia figura di riferimento e ad un certo punto… non c’era più: andava via per un periodo e quando tornava non era più lei. Era rallentata, stordita, lontana. Eppure, non ha mai mollato, per me c’è sempre stata, anche se in maniera diversa”. Lo si intuisce dagli occhi lucidi e dalla voce rotta dall’emozione, prima ancora che dalle parole del suo nuovo brano, che a questo “racconto”, molto personale e profondo, il rapper Andrea “Sago” Di Renzo tiene in maniera davvero particolare.
“Questa esperienza mi ha segnato in maniera profonda – spiega – tanto che oggi lavoro come educatore in un centro diurno per utenti con disturbi psichiatrici. Insomma, è un cerchio che si chiude”. Di cose da dire, però, ne aveva ancora tante e sono tutte in questi 3 minuti e mezzo, realizzati in con collaborazione con un produttore tedesco, Rice Master Yen, e registrato da Simone “Momo” Riva. Il video, ancora una volta, è firmato dal videomaker Fabio Réan, con il quale Sago collabora ormai da anni. “E’ girato tra la patinoire e il campo da rugby, ad Aosta, perché la zia mi portava lì da piccolo, nel piazzale, per fare qualche metro seduto sul cofano dell’auto: è uno dei ricordi più belli che ho”.
Chi è Sago
Andrea “Sago” Di Renzo, rapper ed educatore, comincia nei primi anni ’90 ad avvicinarsi alla cultura HipHop. Si esprime attraverso la disciplina del rap e ha dato vita negli anni a diversi progetti musicali: Altroquando (insieme al dj e producer Giuseppe “Sambo” Maccario); Valle in Rima (prima compilation di Hip Hop valdostano insieme ai polistrumentisti Rémy e Vincent Boniface); Sago e i suoi Princìpi (con Chris Costa e Momo Riva). Attualmente conduce un programma Hip Hop in Cittadella (Rime di Cittadella) dove ospita ogni settimana protagonisti vecchi e nuovi della scena rap locale. Nel suo ultimo video, “Caro Virus”, uscito in primavera, aveva affrontato CoRonno, personificazione batterica del male alla ricerca della sua prossima vittima nel centro storico di Aosta.