Da Saint-Pierre all’Egitto nel nome dell’archeologia
Cosa vuoi fare da grande? L’archeologo. Cinzia Joris non era una bambina quando lo ha deciso, ma non era nemmeno la donna che è ora: “Ho deciso che sarei diventata archeologa molto molto giovane: ero in vacanza a Roma con i miei genitori e passando attraverso l’area archeologica dei Fori Repubblicani, che allora non era sistemata come lo è oggi, ho pensato che negli angoli bui tra le strutture rimaste fosse imprigionata la vita”.
La formazione di Cinzia, che oggi ha inanellato esperienze in alcuni dei posti più prestigiosi per gli addetti ai lavori, non è stata sempre semplice, ma anzi, spesso ha comportato spostamenti sin da giovane: “Ho studiato per diventare archeologa perché pensavo che sarebbe stato il modo per riuscire a ritrovare quella vita che mi sembrava imprigionata nei Fori visti con i miei genitori e ridarle le parole perdute. Avevo fatto una scuola che mal si adattava a quello che all’epoca era il percorso di studi necessario, cioè una laurea in lettere classiche. Ho studiato greco privatamente, con un professore, e sono riuscita ad iscrivermi. Mi sono laureata nel 1992 a Torino con una tesi in archeologia medievale; volevo poi a tutti i costi continuare a studiare, ma un dottorato di ricerca in Italia era difficile, pochi posti e spesso riservati a chi era fortemente sponsorizzato dai professori. Io non avevo santi in paradiso, ma ogni estate, sin dal mio secondo anno di università, passavo alcuni mesi in Ardèche, dove partecipavo da volontaria a degli scavi di Preistoria. Ho poi continuato a recarmi in Francia ogni estate, fino all’anno della mia laurea a Torino”.
Quelle estati in Francia, sponsorizzate dalla Società Valdostana di Preistoria e Archeologia, sono state la prova che quel mondo era il suo mondo e il profumo di lavanda del Midi francese per lei ancora rievoca quei ricordi che le hanno poi permesso di fare un Dottorato di Ricerca per il Centre européen de recherches préhistoriques de Tautavel e scoprire un modo molto diverso di approcciarsi alla materia e in generale un universo di possibilità.
Dopo diverse esperienze in Francia e la possibilità di frequentare un Diplôme d’Études approfondies, seguito dalla presentazione di un primo mémoire, Cinzia Joris è la prima a ottenere una borsa di studio dell’Académie di Montpellier: “Ho completato il mio dottorato sul paleolitico superiore dell’Ardèche nel contesto del bacino mediterraneo e ho imparato una metodo di lavoro rigoroso che mi accompagna ancora oggi; nel frattempo nel 1994 è stata scoperta la grotta Chauvet in Ardèche e il Museum National d’Histoire Naturelle di Parigi, di cui il Centre di Tautavel era collegato, ha organizzato a Vallon Pont d’Arc una mostra temporanea che potesse mantenere alta l’attenzione della scoperta, in attesa della realizzazione di una replica che oggi è stata realizzata”.
La formazione di Cinzia è lunghissima, ma non si è mai fermata. Il lavoro di archeologa, nonostante si occupi di età passate, necessita continuamente di aggiornamenti: lavora per 8 anni a Vercelli nei servizi educativi di un museo archeologico e di una sede espositiva che si chiama Arca e che era destinata, tra 2009 e 2011, a mostre di arte contemporanea legate al Guggenheim di Venezia, dopodiché intraprende anni di studio per affrontare i nuovi temi, cercando di applicare all’arte contemporanea la didattica imparata in Francia. Allo studio si collegano i viaggi che portano la Joris in giro per il mondo, addirittura in Egitto, una delle ultime mete che ha toccato per lavoro: “Oggi le mie diverse esperienze trovano una sintesi nei viaggi: lavoro per un’agenzia di viaggi che si chiama Clio voyages culturels, si tratta di viaggi accompagnati da archeologi o storici dell’arte, che propongono itinerari di scoperta di una civiltà o di un territorio. Abbiamo un itinerario tematico già scritto e il conférencier che fornisce la chiave di lettura in base alle proprie competenze e soprattutto alle proprie esperienze. Io porto nei viaggi la mia vita e quello che ho imparato nei cantieri. L’agenzia funziona secondo un sistema meritocratico: al ritorno dai viaggi i clienti danno dei voti al conférencier, voti che riguardano competenze, capacità organizzative e di comunicazione e capacità didattiche”.
Più il conférencier è capace e la tecnica utilizzata apprezzata e più i voti crescono, voti che si trasformano in destinazioni diverse: “Credo che le opportunità che mi sono date dall’agenzia dipendano dall’essere riuscita a fornire ai clienti chiavi di lettura originali, che derivano dalla mia esperienza di archeologa e di comunicazione verso pubblici diversificati. Ho fatto per anni l’Italia, soprattutto il Sud e cioè la Campania, la Puglia, la Calabria e la Sicilia, ma da quest’anno accompagno in Egitto e Libano e dal prossimo anno in Grecia”. Nel futuro dell’archeologa di Saint-Pierre ci saranno il Medio Oriente e l’Iran e una crescita professionale ancora più importante. Se possibile.
La passione di Cinzia, il suo lavoro, non bastano però a soddisfarla. I posti che visita e nei quali si trova a operare, non sono semplici mete di un viaggio, ma la valdostana vuole fortemente che possano trasmetterle qualcosa da regalare a sua volta a chi si affida a lei: “Tra tutto quello che ho fatto nella vita, questi viaggi rappresentano un punto di arrivo, una sorta di premio; sto conoscendo luoghi che ho sognato durante gli studi e non è una conoscenza da turisti, ma sono luoghi che devono diventare miei per poterli raccontare a chi mi segue e cercare di comunicarli in un modo che sia sufficientemente personale per poter costituire la differenza”.
Immaginare la gioia e la soddisfazione di chi studia per una vita i luoghi su cui poi si ritrova a lavorare è difficile, ma l’Egitto in particolare ha trasmesso all’archeologa valdostana delle sensazioni non semplici da tradurre in parole: “In Egitto ho percepito il senso dell’eterno allo stesso modo di quanto ho provato all’interno della grotta Chauvet. In tutto questo percorso, non lineare della mia vita, non ho mai avuto un solo giorno l’impressione di lavorare davvero”.
Un lavoro totalizzante che lascia poco spazio alla sfera privata, ma affrontato con la forza di una donna che lotta contro le disparità e contro i rimpianti: “Esiste una disparità tra uomo e donna? Certo che esiste, soprattutto in Italia, dove gli uomini fanno carriera e anche si permettono una famiglia perché la famiglia la cura qualcun altro: le donne, che spesso sono costrette a scegliere tra famiglia e carriera. La mia non è stata una carriera vera e propria, ma la definirei il seguire ostinatamente una passione nella convinzione che vi era il modo di non abbandonare mai i sogni. Tutto ha un prezzo e io lo pago volentieri, senza nessun rimpianto”.
Le esperienze e la vita hanno portato Joris in giro per il mondo, ma il suo impegno in Valle d’Aosta non è mai venuto meno, soprattutto ora, fresca di investitura come presidentessa della Società Valdostana di Preistoria e Archeologia: “La mia esperienza con la Société credo sia importante per restituire quanto si è imparato e credo anche nel valore delle radici, che rendono il ritorno piacevole quando si è stati lontano. Le radici che si nutrono anche dell’identità di un territorio e La Société è tutto questo: la possibilità di condividere il mio percorso con altri appassionati del passato, contribuendo alla costruzione di una identità legata al territorio, identità che non vedo mai esclusiva quanto piuttosto inclusiva”.