È tornato Lo Charaban, promosso dal pubblico e dalle vendite dei biglietti
Quattro è il numero di biglietti che, fino al 21 novembre, erano ancora disponibili per la settimana del teatro popolare in patois più famoso della Valle. Una cifra che parla da sola: Lo Charaban è risorto come un’Araba Fenice dopo alcuni anni di assestamento e, grazie alla squadra di attori e ai nuovi acquisti, ha colpito il pubblico nel segno tornando ai sold out a cui aveva abituato i valdostani nei tempi d’oro.
Senza scomodare l’intramontabile leggenda Elena Martinetto, la cui sola presenza su scena, senza nemmeno aver proferito parola, scatena già un lungo applauso del pubblico, o Fabrizio Jacquin, una sicurezza che non sbaglia un colpo dopo più di 20 anni di Charaban, divertendo e divertendosi. O ancora Michel Celesia, sempre giusto nei suoi personaggi e fondamentale nell’ultima pièce. Sembra che il teatro popolare, di casa al Teatro Giacosa, sia tornato ai fasti che gli competono, grazie ai nomi degli attori più famosi, ma soprattutto a una nuova generazione che calca la scena di via Xavier de Maistre da relativamente poco tempo o addirittura per la prima volta.
I già citati Martinetto, Celesia e Jacquin sono in buona compagnia: un immenso Manuel Baravex, se mai fosse passato inosservato nelle altre edizioni, non può più non essere messo tra i migliori attori della compagnia. La sua interpretazione di “Sisto lo tramamoublo” nell’ultima pièce tiene in piedi (è il vero caso di dirlo), scenografia e sceneggiatura mentre tutto gli gira intorno e lui recita all’80% con la mimica e gli starnuti più che con la parola, ma basta a far svoltare il racconto. È perfetto anche negli intermezzi della panchina nella ormai consolidata coppia Baravex-Celesia fatta di battibecchi e rimandi all’attualità mai scontati, come per esempio un utilizzo più che fantasioso dell’area Megalitica di Saint-Martin-de-Corléans.
Da segnalare anche la maturità ormai raggiunta da Monique Pomat, perfetta nel ruolo del poliziotto di Miami che parla un patois dal forte accento americano, per nulla semplice e scontato. Unica pecca? Le sue parti sono sempre troppo piccole per permetterle di dimostrare fino in fondo il suo potenziale: nella prima pièce, non esattamente ritmata e veloce, ma abbastanza lenta e forse troppo poco immediata, il siparietto che costruisce insieme a Fabiana Charbonnier è uno dei pochi momenti alti ed efficaci.
A tenere in piedi la prima pièce che, a differenza delle altre due risulta più debole e trascinata, è sicuramente uno degli ingressi più interessanti del 2023 nelle file di Lo Charaban: Joel Albaney che, direttamente dalla compagnia di Le Digourdì, porta in scena la sicurezza di un patois attualizzato e moderno, grazie anche al personaggio di Dous-Amèr, un creatore di moda incompreso al bar di paese, ma pieno di idee rivoluzionarie per la moda. Figlio d’arte (il padre Flavio ha fatto parte della compagnia per anni n.d.r.), Joel Albaney arriva al Giacosa con una vera e propria claque che non manca occasione di dimostrare all’attore il supporto e il sostegno. Nonostante sia il suo esordio, le parti che gli sono state assegnate sono relativamente lunghe e sicuramente dinamiche, oltre che fondamentali nella costruzione della pièce: l’animatore balneare che fa ballare la coppia Martinetto-Jacquin in vacanza a Miami è la ciliegina sulla torta di uno scambio veloce, ma carico di comicità.
Uno Charaban equilibrato e finalmente solido ha quindi dato il via alla 53ª edizione con una prima serata sold out, in cui diverse persone sono arrivate senza biglietto sperando di trovare comunque dei posti dell’ultimo minuto. Un tutto completo che durerà fino a domenica, ultimo giorno di spettacoli, a prova anche della buona intuizione di aver messo in vendita online i biglietti che rimanevano invenduti alla biglietteria fisica del martedì.
Oltre al presente c’è stato spazio anche per il passato e in particolare per il ricordo di Lauro Pont, storico attore della compagnia dalla risata e dalla battuta inconfondibili, mancato nell’ultimo anno, che ha lasciato un grande vuoto nel pubblico e nei suoi compagni di scena. A ricordarlo Mile Danna e soprattutto Michel Celesia: “Con Lauro era ogni giorno uno Charaban“.