Federico Gregotti torna in libreria con un libro sulle pietre d’inciampo

11 Gennaio 2025

Molti lo conoscono come Federico Zoja: lo pseudonimo Gregotti è un omaggio a una zia a cui era particolarmente legato. Gran parte della produzione narrativa dello scrittore valdostano nasce sempre come un omaggio, rivolto innanzitutto a persone che attraverso l’arte, la cultura e l’educazione hanno opposto resistenza al nazifascismo di ieri e di oggi.

Federico Gregotti Zoja

Dopo l’ultimo libro dedicato a Liliana Segre, Gregotti prosegue la sua collaborazione con Einaudi Ragazzi raccontando nel suo nuovo volume, in libreria dal 14 gennaio 2025, la storia di Gunter Demnig. Artista tedesco convinto che l’arte debba uscire dai musei per parlare alla gente, Demnig ha realizzato il più grande monumento diffuso d’Europa, attraverso l’installazione delle pietre d’inciampo, piccoli blocchi di cemento rivestiti di ottone, collocati sui marciapiedi davanti alle ultime abitazioni delle vittime delle persecuzioni nazifasciste. Gregotti fa così parlare dodici tra le migliaia di pietre d’inciampo disseminate per l’Europa, con l’intento, come si legge nell’introduzione al volume, di “rappresentare, senza alcuna pretesa statistica, le donne e gli uomini, i bambini e gli adulti appartenenti alle categorie più discriminate e perseguitate dai regimi nazifascisti prima e durante la Seconda guerra mondiale”.

“Le pietre d’inciampo”

Dopo un approdo alla scrittura che Gregotti lega a ragioni emotive-sentimentali e la pubblicazione di libri di narrativa per adulti presso case editrici minori, lo scrittore valdostano ha avuto l’occasione di collaborare con Einaudi Ragazzi a partire dal 2020. La narrativa per bambini e adolescenti è, d’altronde, un settore in crescita e a Gregotti ha consentito di unire diversi interessi personali: “Essendo insegnante di materie letterarie, ho messo insieme il mio amore per l’arte, la storia e la letteratura”. 

Il ruolo salvifico dell’arte è al centro, ad esempio, di Una spia a regola d’arte, che narra di Rose Valland. Conservatrice presso la Galleria dello Jeu de Paume, nata non lontano dalla Valle D’Aosta, in Val d’Isère, Valland registrò segretamente i dettagli del saccheggio nazista di opere d’arte di proprietà ebraica dalla Francia e, collaborando con la Resistenza francese, salvò migliaia di opere d’arte. Anche la storia di Primo Levi, al centro di un altro libro per bambini firmato da Gregotti, dimostra come la cultura possa aprire uno squarcio di luce anche nei momenti più bui della storia. Così, negli stessi giorni in cui si sente raccontare da Cecilia Sala il suo desiderio di poter leggere un libro durante la sua prigionia a Teheran, per poter immergersi nella storia di qualcun altro nei momenti di angoscia, tornare alle vicende raccontate da Levi in Se questo è un uomo significa ricordare quanto la letteratura e l’arte siano capaci di sottrarre per un momento chi soffre dalla sua condizione. “Ho sempre pensato che l’arte e la letteratura abbiano un valore fondamentale nella storia personale e collettiva”, spiega Gregotti. “Per Levi, ricordare alcuni passi della Divina Commedia è stato un modo per trovare un po’ di umanità anche nell’orrore più totale. In Friedl e i bambini di Terezín ho raccontato la straordinaria storia di Friedl Dicker-Brandeis, artista ebrea che è considerata una dei pionieri dell’arteterapia, per aver saputo regalare ai bambini del ghetto di Terezín un minimo di evasione”. 

La produzione di Gregotti dimostra quanto sia ancora importante usare il filtro dell’arte e della letteratura per sensibilizzare su eventi storici le cui ferite non si sono ancora rimarginate. “Credo che tante famiglie abbiano attraversato gli anni della Seconda guerra mondiale, durante i quali i nostri nonni o bisnonni si sono dovuti schierare. Raccontando storie ambientate in diversi stati europei, mi è piaciuto vedere come ogni paese sta facendo i conti con quella memoria, che spesso non è così semplice da rivivere, se pensiamo ad esempio alla difficoltà della Francia nel fare i conti con il collaborazionismo”. 

In linea con questo proposito, scommettere su un target giovanile significa anche oltrepassare lo stereotipo per cui i giovani di oggi passerebbero il loro tempo esclusivamente sui social. Nonostante questi possano essere un motivo di distrazione per le nuove generazioni, i libri di Gregotti hanno trovato spesso un pubblico interessato, che peraltro non si limita ai più giovani ma, come spesso accade per la narrativa rivolta ai ragazzi, si apre ad ogni fascia di età. “Presentando i miei libri nelle scuole, anche fuori dalla Valle d’Aosta, ho notato che il riscontro è sempre positivo. Quando c’è la scuola che stimola i giovani è tutto più semplice. Questo però dimostra quanto il ruolo della scuola sia importante per educare al valore della lettura, come lo è altrettanto quello della famiglia”. 

Dopo una prima presentazione a Casa Cervi, un museo vicino a Reggio Emilia dedicato ai fratelli Cervi, eroi della Resistenza, Gregotti porterà il libro nelle scuole sia valdostane sia in giro per l’Italia. “L’idea è quella di non limitarsi al Giorno della Memoria e di sfruttare ogni momento come occasione di riflessione, a partire dalla ricorrenza di quest’anno dell’ottantesimo anniversario della Liberazione”. Nel frattempo, la prossima settimana Gunter Demnig, l’artista a cui Gregotti ha dedicato il suo nuovo libro, sarà a Trieste per posare una pietra d’inciampo e l’editrice di Edizioni EL Gaia Stock ha intenzione di consegnargli il volume di Gregotti. Un ulteriore omaggio a chi è entrato nella Storia proprio per aver voluto ricordarla. 

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