Gianluca Muzzolon Secondo Violoncello alla Scala di Milano
“È la storia di un amore un po’ incosciente, che però è andato bene”. Gianluca Muzzolon, classe ’85 di Aosta, ripensa con tenerezza agli anni trascorsi a inseguire un sogno, che lo ha portato, nel 2016, a vincere un posto come Violoncello di fila nell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano e, nel 2023, a diventare Secondo Violoncello nella stessa formazione.
Non è un risultato scontato per un musicista formatosi in gran parte in una piccola regione come la Valle d’Aosta, dove da piccolo, non convinto dalle prime lezioni di violino, passa presto allo strumento che non abbandonerà più, il violoncello. Nel 2005 il diploma con il massimo dei voti e la lode ottenuto in un Istituto Musicale che, da poco diventato Pareggiato, è molto diverso da quello attuale: “Quando mi sono iscritto all’inizio degli anni ’90 era una scuola abbastanza primitiva in una piccola cittadina: mi ricordo che eravamo in tre violoncellisti iscritti nella stessa annata e avevamo un solo violoncello che tenevamo una settimana a testa. Dopo l’Istituto è cresciuto, ma allora non era una scelta improbabile quella di andare fuori regione a diplomarsi”.
Il suo Maestro Luca De Marchi, però, decide di far diplomare Gianluca e il suo compagno di studi Stefano Blanc — oggi Violoncello di fila all’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai— nella città in cui si sono formati, avendo però “l’umiltà e la lungimiranza di accettare di portarci fino al diploma a patto di farci seguire parallelamente dal Maestro Enrico Bronzi negli ultimi anni. È anche così che non ci siamo ritrovati completamente isolati. Oggi quando mi chiedono dove abbia studiato rispondo con orgoglio ‘Aosta’ e la gente rimane stupita, perché non se lo aspetta”.
È lo stesso Bronzi — grande violoncellista del Trio di Parma — a metterlo in contatto con alcuni musicisti di Milano, con cui suona in trio avvicinandosi a quella che sarà la grande passione degli anni giovanili. “Con l’entusiasmo dei vent’anni mi sono buttato a capofitto nella musica da camera, seguendo parallelamente dei corsi alla Stauffer di Cremona e alla Chigiana di Siena. La musica da camera è stata il mio primo amore e forse per quell’amore non sono stato abbastanza pazzo da inseguire il precariato a lungo termine”. Muzzolon rivela così il suo unico piccolo rimpianto, motivato dalla difficoltà — quasi dall’impossibilità, almeno nel contesto italiano — di intraprendere una carriera esclusivamente cameristica.
Per il percorso orchestrale, invece, il giovane Muzzolon si arma di pazienza e tenacia, affrontando lunghi anni di collaborazioni occasionali come aggiunto alla Scala, prima di potervi entrare stabilmente. “Il fatto di spostarsi all’improvviso dalla Valle d’Aosta, dove ascoltavo diversi dischi, a Milano, dove lavoravo con gli stessi che prima ascoltavo nei dischi, è stata una folgorazione incredibile. Per questo mi sono messo in testa di voler entrare alla Scala, ma ho dovuto aspettare diversi anni perché, quasi per coincidenza, a lungo non ci sono stati posti per violoncellisti”.
Il concorso tanto atteso arriva nel 2016 e viene affrontato quasi come una scommessa: “Sono stato molto pazzo e fortunato e c’erano anche persone preoccupate per me perché, sebbene non me lo potessi tanto permettere, non avevo partecipato a concorsi in altre orchestre essendo così fissato su quel solo obiettivo”.
Una volta passato, la scoperta della vita da musicista stabile in un’orchestra così prestigiosa: “Prima, come aggiunto, era come lavorare per la squadra di qualcun altro: non sai per cosa combatti e hai attorno persone che lavorano quanto te ma hanno più privilegi. Quando ho iniziato a lavorare stabilmente, mi sono reso conto che forse potevo fare qualche passettino in più, allora ho partecipato al concorso per il posto di Secondo Violoncello, arrivando in finale a quello del 2022 e vincendo nel 2023”.
Nell’intensa vita lavorativa alla Scala, Muzzolon non trova molto tempo per tornare ad Aosta, dove non gli dispiacerebbe però tornare per lavoro in futuro. Nel frattempo, ai musicisti valdostani che vorrebbero inseguire il suo stesso sogno, Muzzolon fa gli auguri. Non come chi è arrivato al traguardo e spiega agli altri come farcela, ma come chi sa che la strada è difficile ma non impossibile: “Quest’anno sono stato in commissione un paio di volte e devo dire che l’esperienza da commissario mi ha fatto sentire un miracolato. È davvero diventato uno sport agonistico: quando devi ascoltare magari sessanta candidati in un giorno, uno dei parametri diventa purtroppo la precisione e i musicisti, che in Italia sono troppi e spesso molto bravi, sono ridotti a cavalli da corsa, visto che ci sono poche opportunità”.
Secondo Muzzolon, chi si forma in Valle d’Aosta ha l’arma a doppio taglio di crescere in un ambiente protetto, che è al tempo stesso risorsa e limite: “Io per primo quando sono uscito dalla Valle d’Aosta non avevo idea di cosa ci fosse fuori. So per certo che da quando mi sono diplomato le cose sono diverse, perché oggi organizzano molte masterclass e c’è più scambio. Una delle cose più importanti però è la consapevolezza, oltre alla forza di volontà che ti spinge a migliorare quotidianamente, senza far diventare le sconfitte delle abitudini”.