“Il velo sopra Teheran”, una conferenza sulla complessa storia della donna in Iran
Per gli ultimi cent’anni, il ruolo della donna e la sua emancipazione sono stati temi d’attualità di straordinaria importanza, specialmente in questi ultimi giorni, a fronte delle proteste in Iran. Per questo, la Fondation Chanoux ha deciso di organizzare una conferenza, tenutasi ieri sera, giovedì 24 novembre, per spiegarne la storia e – dunque – le cause.
Ad aprire il discorso e presentare la serata al pubblico sono stati Federica Cortese, presidente della fondazione Lions Club Aosta Mont Blanc, e Corrado Binel, presidente dell’Istituto storico della Resistenza e l’intervento del presidente del Comitato scientifico della Fondation Chanoux, Alessandro Celi, il quale ha portato un breve riassunto del contesto storico in cui ci troviamo: “Tenendo a mente quattro elementi (geografico, demografico, economico e storico), possiamo delineare l’Iran come un paese improntato verso l’imperialismo, e che quindi ha bisogno di un’ideologia di fondo. Questa viene trovata nell’islamismo sciita, che quindi viene fatta diventare la bandiera di questo stato; e nonostante possa sembrare banale, un gesto come quello di rifiutare di mettersi il velo può essere estremamente significativo, in quanto va contro alla dottrina dello Stato“.
Successivamente, la parola è passata, sotto la mediazione di Marco Gheller e Ranzie Mensah, all’ospite principale della serata, Zoheida Mollaian, nata in Iran e in Italia da più di vent’anni, che ha portato la sua esperienza personale come donna in Iran, raccontando della sua infanzia e adolescenza. Iniziando a parlare della situazione nel XIX secolo, quando l’Iran era un paese estremamente arretrato e povero che però, all’inizio del 1900, decise di iniziare a modernizzarsi, cominciando la sua occidentalizzazione. Per questo, se prima le donne dovevano essere relegate in casa, a partire dagli anni ’30 iniziò la loro emancipazione, iniziando con l’abolizione dell’obbligo del velo, e finendo con l’entrata nel mondo della vita politica, come dimostrano le figure – presentate durante la serata – delle prime due ministre iraniane Farrokhroo Parsa e Mahnaz Afkhami.
Ma intorno tra il 1978 ed il 1979 insorse la rivoluzione khomeinista, con l’estrema occidentalizzazione portata avanti dal governo iraniano ormai considerata eccessiva da una parte della popolazione, che riportò in auge la visione dell’islamismo sciita e ad una progressiva regressione dei diritti delle donne, fino alla situazione attuale. Alla fine del suo intervento, Zoheida ha voluto presentare anche la figura di Táhirih, poetessa iraniana che oltre ad avere avuto un ruolo principale nell’emancipazione della donna in Iran, è stata una bandiera nella lotta per i propri diritti, all’inizio dell’800.