“Imagines Pietatis” la scultura senza tempo di François Cerise al Castello di Saint-Pierre
Riscoprire la scultura lignea valdostana, dal Quattrocento ai giorni nostri: dal 6 dicembre 2023 al 5 maggio 2024, il Castello Sarriod de La Tour di Saint-Pierre accoglierà la mostra Imagines Pietatis. La scultura senza tempo di François Cerise. Il castello è stato scelto per la sua affinità con le sculture lignee che ne caratterizzano la fisionomia grazie alla presenza di alcuni capolavori della scultura quattrocentesca valdostana, come le straordinarie mensole della Sala delle feste, i pannelli provenienti da Introd e il Compianto sul Cristo morto di Jean de Chetro,
La mostra è visitabile dal 6 dicembre 2023 al 5 maggio 2024, dal martedì alla domenica.
Le opere di François Cerise, uno dei protagonisti indiscussi della scultura tradizionale valdostana del Novecento (1932-2020), verranno esposte in una mostra temporanea che si lega alle opere in esposizione permanente attraverso l’imago Pietatis, soggetto che conosce nel XV secolo un grande favore nella produzione scultorea europea e particolarmente amato anche da Cerise.
Al Compianto di Jean de Chetro fanno riscontro le Pietà di Cerise, che ha declinato il tema in varie versioni mai uguali: un confronto in cui presente e passato si inseriscono sulle stesse linee emozionali, intrecciandosi con il senso del sacro, senza tempo e senza confini culturali. Il dialogo coinvolge anche la decorazione pittorica del castello, animata da figure di santi che, attraverso i secoli, sono giunti fino all’atelier aostano di François Cerise.
Nei documenti valdostani del Quattrocento un artefice come Jean de Chetro è definito magister ymaginum, uno scultore con abilità specifiche nella realizzazione di figure. Per rimanere nel gioco di rimandi che fa da sfondo alla mostra, si adotta tale qualifica anche per François Cerise, aggirando l’antica antinomia artigiano/artista che fa tuttora discutere.
Ricavate da legni antichi provenienti dalle travi dei tetti, dagli architravi di camini secolari o da ceppi di campane, le sue figure esprimono una potente umanità e assecondano un impulso espressivo che ha radici nel bagaglio della cultura locale, nella quotidianità montanara, nella sensibilità personale di Cerise, nell’intima adesione alle caratteristiche tecniche e all’anima del legno che scolpiva.