Immagini e riproduzioni dell’arte rupestre in mostra alla Biblioteca regionale
Avvicinare il grande pubblico all’arte è complicato, appassionarlo all’arte rupestre preistorica qualcuno potrebbe definirla un’impresa ardua, ma non per questo impossibile.
Uno degli obiettivi della mostra, “Simboli: immagini e riproduzioni dell’arte rupestre della Valcamonica e del Monte Bego”, che verrà presentata e inaugurata sabato 20 aprile, alle 17.30, alla Biblioteca Regionale, a cura de La Société Valdôtaine de Préhistoire et d’Archéologie di Aosta e in collaborazione con il Musée départemental des Merveilles (Alpes-Maritimes), e la Cooperativa Archeologica Le Orme dell’Uomo di Cerveno (BS), è proprio quello di rendere giustizia all’arte rupestre e dimostrare come tutto possa essere partito da molto lontano. La Valcamonica, in Lombardia, e l’area del Monte Bego sono due dei maggiori siti di interesse in materia e sono però poco conosciuti dal grande pubblico a cui solitamente si rivolgono i metodi comunicativi e divulgativi più efficaci.
In occasione della conferenza sarà presentata anche la prima parte di una schedatura realizzata negli ultimi anni da un gruppo di lavoro creatosi nell’ambito della Société, in collaborazione con la Soprintendenza per i beni e le attività culturali. Sulla base delle segnalazioni di incisioni rupestri e coppelle sono state organizzate delle ricognizioni sul territorio per fornire a ciascuno dei siti individuati una collocazione geografica mediante la registrazione delle coordinate GPS, una documentazione fotografica e nel contempo alcune indicazioni sul contesto in cui si trovano. Questa attività di prospezione del territorio può costituire un valido supporto alla conoscenza del patrimonio storico archeologico della Valle d’Aosta e quindi alla sua tutela.
In Valle d’Aosta, sono state realizzate delle incisioni quasi certamente a partire dal Neolitico Medio nel V millennio a.C. (per esempio a Montjovet Chenal), ma potrebbero esserci figure anche più antiche, prodotte dopo lo scioglimento dei ghiacciai del Pleistocene, che al momento però non sono ancora state ritrovate. Sicuramente abbiamo incisioni rupestri appartenenti all’età del Rame (tra cinquemila eseimila anni fa), come quelle sulla roccia di Le Crou-Champrotard; le stele antropomorfe di Saint-Martin-de-Corléans sono anch’esse dell’età del Rame, mentre sono da datare all’età del Bronzo (quattromila anni fa) una parte delle incisioni de La-Barma di Valtournenche e all’età del Ferro ( tremila anni fa) la barca di Bard e altre figure.
Cos’è l’arte rupestre è certamente la prima domanda da porsi per affrontare il tema e a spiegarlo saranno presenti all’inaugurazione Angelo Fossati, docente incaricato per l’insegnamento di Preistoria e Protostoria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Brescia e membro dell’Istituto di Archeologia dell’Università Cattolica di Milano e Silvia Sandrone, che dal 2003 opera con il Musée départemental des Merveilles a Tende (Francia), dove si è dapprima occupata come collaboratrice esterna di progetti archeologico-didattici ed inventario delle collezioni, fino a ricoprire attualmente il ruolo istituzionale di responsabile archeologica e Vice Amministratrice.
Con il termine “Arte rupestre” si intendono figure che sono state eseguite dall’uomo direttamente sulle rocce, tramite diverse tecniche: il graffito e la percussione, per lo più usando strumenti litici, ma a volte anche metallici. La parola graffito, da graffio, significa che le incisioni venivano prodotte graffiando le rocce con la punta di una selce o di un oggetto metallico. Per le pitture, più diffuse nell’area occidentale della zona alpina (al momento però in Valle d’Aosta si conoscono solo pitture di epoca storica), le figure erano disegnate utilizzando carboncino o gessetti di ocra di varie tonalità, oppure delineate a pittura liquida usando bastoncini, piccoli pennelli, tamponi o le dita.
È affascinante pensare a come le arti visive siano nate dalla quotidianità e dalla riscoperta di oggetti, utensili e colori che non erano nati come tali, ma che sono poi diventati i primi strumenti per produrre arte. Altrettanto incredibile è immaginare a quale impatto sulle prime società di uomini possa aver avuto questa forma d’arte soprattutto se si analizzano i soggetti rappresentati, quasi sempre solamente esseri umani, animali, manufatti, figure geometriche ed astratte, iscrizioni e date. Numerosa anche l’arte non-figurativa rappresentata soprattutto da coppelle e canaletti. Gli studi sull’arte rupestre delle Alpi mostrano sempre più l’esistenza di affinità stilistiche, tematiche e cronologiche tra i vari siti. È il Dott. Fossati a spiegare i misteri dell’arte rupestre: “Il più delle volte non conosciamo i motivi che hanno spinto l’uomo nel passato ad incidere sulle rocce i disegni che vediamo oggi. A seconda dei periodi sappiamo che a volte le incisioni rupestri furono eseguite per scopi religiosi, per raccontare storie o rituali, per segnalare dei percorsi o una proprietà, per favorire la caccia di certi animali o l’esito di combattimenti, per avvertimento o per altri motivi che non potremo mai sapere”.