La grandezza dei capolavori del Principe del Liechtenstein al Forte di Bard

09 Dicembre 2011

Rubens, Brueghel, Rembrandt, Cranach, Canaletto, Hayez, le loro opere si alternano, insieme a quelle di tanti altri artisti che segnano alcune delle tappe principali della storia dell’arte, nelle sale espositive del Forte di Bard, ipnotizzando il visitatore e regalandogli il sapore e la visione della grande arte attraverso un contatto diretto di pochi centimetri. Un “vis à vis” privilegiato dove si respira l’imponenza che le opere della più importante collezione d’arte privata esistente al mondo, quella del Principe del Liechtenstein, sanno regalare. Di fatto le occasioni per trovarsi di fronte ad un Rubens, un Rembrant o un Canaletto, sono per citare alcuni dei pittori in mostra, sono rare: il piacere di avvicinarsi tanto da intravedere le pennellate delle sapienti mani di un tempo o il craquelé evidenziato dalle luci dell’allestimento sono uno dei piaceri di questa mostra.

Aperta ufficialmente al pubblico dal 9 dicembre, la mostra ha avuto la sua inaugurazione il giorno precedente, con la presenza del Principe Hans-Adam II e del direttore delle Collezioni del Principe del Liechtenstein Jhoann Kräftner.
Sono 80 le opere esposte, alcune di dimensioni monumentali: 75 oli, 3 sculture, 1 cabinet di pietre dure e 1 arazzo, in un percorso che attraversa sette sale negli spazi espositivi del Cannoniere. Si tratta di un viaggio in prima persona nella storia dell’arte grazie alle opere realizzate in un periodo che parte dal 1500 e arriva alla seconda metà del XIX secolo. Il percorso espositivo si articola per correnti stilistiche in analogia con il Palazzo in villa a Vienna, mentre all’interno delle sale la presentazione è esposta per autore.

L’esposizione del Forte di Bard ha come obiettivo di rendere al pubblico un riassunto della lunga storia della famiglia di regnanti del Liechtenstein attraverso una panoramica delle acquisizioni avvenute nel tempo, dalle prime opere di Lukas Cranach, attraverso i maestri fiamminghi, Rubens e Van Dyck, quelli olandesi fra cui Rembrandt e Frans Hals, fino all’Ottocento. A chiudere il percorso espositivo è l’opera “Consiglio alla Vendetta” di Francesco Hayez, che ha ispirato anche l’immagine coordinata dell’evento espositivo. Johann Kräftner, nel catalogo spiega "Questa collezione è anche l’ultima delle collezioni private della nobiltà austriaca ancora esistenti, ed è la prova tangibile dell’attività collezionistica del Casato che è stata avviata poco dopo il 1600 con grande impegno e intensità e che, a parte alcune brevissime interruzioni, continua tutt’oggi”
Il Principe Hans-Adam II nel salutare la mostra ha detto che “L’occasione del ritorno di gran parte di queste opere dalla nostra collezione d’arte al suo paese d’origine per la gioia del pubblico italiano è per me una grandissima soddisfazione tanto più che il luogo che ospita l’esposizione e il mio paese condividono un altro patrimonio: la cultura dei Walser”.

Suggestioni questa mostra ne regala davvero tante compresa quella che saluta il pubblico a fine percorso, la citazione di Enzo Bianchi, Priore della comunità di Bose, che riprende un brano contenuto nel catalogo dell’esposizione “Qualcuno ha detto che la bellezza è la quarta virtù teologale; senza dubbio essa è testimone di un’essenza che conosce le altre tre e vi circola, che si fonde con esse, e la bellezza dell’umana ricerca di senso senza dubbio ci parla silenziosamente e nutre forze buone per la lotta contro il non senso, la volgarità, un vivere senza arte, appunto, che significa anche aver rinunciato a ciò che rende sacro, al sacrificio, che è ancora una volta la bellezza. Siamo invitati a compiere un’immersione nella materia e nella memoria della bellezza, ogni volta che riusciamo a entrare in contatto con l’arte”.

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